di Giuseppe Tito
Sarà anche il discorso del congedo quello che sta limando in queste ore Sergio Mattarella nel suo studio al Quirinale, assistito dai più stretti collaboratori. Un intervento che il Capo dello Stato definirà fino all’ultimo momento utile prima della registrazione davanti alle telecamere della Rai.
Un intervento che andrà poi in onda, come di consuetudine, il 31 sera su tutte le tv nazionali, a reti unificate. Le prove sono già cominciate, la location dovrebbe essere quella dello studio alla Palazzina, probabilmente non starà dietro alla scrivania ma seduto in poltrona o addirittura in piedi, con uno “stand up” da giornalismo televisivo. E con uno sfondo semplice, caratterizzato dall’immancabile bandiera tricolore e da quella dell’Unione europea.
Identità e orgoglio nazionale insieme al concetto della responsabilità, con un forte incoraggiamento ad un Paese che ha gli strumenti, morali e di competenza, per uscire fuori dalla crisi pandemica e da tutte le sue negative conseguenze. Questo dovrebbe essere il filo conduttore del discorso del presidente. Un filo che intreccia l’identità italiana con la necessità di una forte coesione sociale, coesione che egli chiede anche alle forze politiche nella gestione di questa delicata fase della vita nazionale.
Nel ragionamento del presidente si incrociano le responsabilità individuali nell’affrontare questa infinita crisi sanitaria e le responsabilità della politica nel saperne leggere l’impatto devastante sui cittadini e l’economia. Trasmettendo questa prospettiva, Mattarella si congeda alla fine di un intenso settennato. Un congedo preannunciato in diversi interventi pubblici nell’ultima parte dell’anno, e che sembra allontanare le ipotesi di un bis al Colle. Non senza far mancare l’incoraggiamento a tutti gli italiani: che è un po’ anche il fil rouge della sua parte finale di presidenza, perché Mattarella chiude il suo impegno orgoglioso della risposta del Paese, del suo essere in marcia nonostante tutto. Un cammino che non si deve interrompere per interessi di parte o, tantomeno, per prematuri calcoli elettorali dei partiti.
Tutto ciò si accompagna alla inevitabile preoccupazione per l’emergenza pandemica che si aggrava senza soluzione di continuità proprio in momenti politicamente e istituzionalmente molto delicati, forzosamente orientati al mese di gennaio, al prossimo futuro della Repubblica, all’elezione del suo successore e alla tenuta del sistema. (ANSA).
Fonte Ansa.it