Per quanto riguarda l’acciaieria, un nuovo tavolo avrà l’obiettivo di capire le reali intezioni della multinazionale. Trovata ivece l’intesa sul concorso straordinario per i docenti precari
di Andrea Carli
Per quanto riguarda l’acciaieria, un nuovo tavolo avrà l’obiettivo di capire le reali intezioni della multinazionale. Trovata ivece l’intesa sul concorso straordinario per i docenti precari
3′ di lettura
Meno uno. Il nodo sulla scuola che vedeva schierati da una parte Pd e Leu, dall’altra i Cinque Stelle è stato sciolto nelle ultime ore in occasione di un vertice di maggioranza notturno. Il concorso straordinario per i docenti precari ci sarà – è il compromesso raggiunto con la mediazione del premier Giuseppe Conte – ma dopo l’estate, e non sarà più a crocette ma con una prova scritta.
Ma sul tavolo del governo, e ancora prima su quello delle forze politiche che sostengono l’esecutivo, ci sono altri dossier sui quali le posizioni non sempre collimano: il destino delle concessioni autostradali, il prestito da 6,3 miliardi di euro ad un tasso agevolato con parziale garanzia della Sace chiesto da Fca (che ha la sede legale ad Amsterdam e quella fiscale a Londra) e un altro futuro: quello dell’acciaieria Ilva.
La concessione delle autostrade
Il rapporto tra l’esecutivo e Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l’Italia si è deteriorato. La minaccia di sospendere i 14,5 miliardi di investimenti promessi da Aspi finché non arrivano le garanzie statali sugli 1,25 miliardi di prestiti richiesti, ha destato le critiche dell’esecutivo. Ma la società ha respinto le accuse e si è difesa: abbiamo bisogno di risposte, è stato il messaggio; ha denunciato i “gravi danni” determinati dal contesto di “incertezza” per la mancata decisione sulla revoca della concessione. Sul tema il muro del M5S si presenta solidissimo, mentre il Pd con il segretario Zingaretti mette in evidenza che «è tempo di decidere», in quanto «la concessione è una cosa seria, non bisogna avere preconcetti. Io voglio sapere se è stata rispettata o no». E il pressing dei pentastellati, inevitabilmente, si è riversato a Palazzo Chigi. Nei giorni scorsi una riunione convocata in assoluta discrezione tra i membri del Mit e quelli del Mef ha affrontato la questione. Il tema è che, se il prestito richiesto dai Benetton venisse accordato, con la garanzia di Sace, la revoca delle concessioni sulle autostrade italiane richiesta da M5s automaticamente evaporerebbe. Spetterà a Conte sciogliere il bandolo della matassa.
Il prestito da 6,3 miliardi chiesto da Fca
L’ufficializzazione da parte di Fca della richiesta di una garanzia statale per un prestito da 6,3 miliardi ha destato nei giorni scorsi nella maggioranza reazioni dai toni diversi. Meno flessibili quelli del Pd e di Leu: queste due forze politiche hanno giudicato la richiesta incompatibile con un’azienda che ha la sede legale ad Amsterdam e fiscale a Londra . Più aperti al dialogo quelli del presidente del Consiglio, anche perché nel frattempo l’azienda aveva già chiarito con i sindacati che i fondi sarebbero stati impiegati solo in Italia. «Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale – ha scritto su twitter il vicepresidente del Pd Andrea Orlando – credo si possa dire con chiarezza una cosa: un’impresa che chiede ingenti finanziamenti allo stato italiano riporta la sede in Italia».
Il “vecchio” dossier dell’ex Ilva e l’ipotesi della nazionalizzazione
C’è poi un vecchio dossier, quello dell’ex Ilva. La gestione delle acciaierie da parte di ArcelorMittal è da tempo all’attenzione del governo e nel mirino dei sindacati. La richiesta da parte della multinazionale di una garanzia statale per un maxiprestito, respinta con garbo dal ministero dell’Economia, e il mancato pagamento dell’ultima rata del canone di affitto degli impianti ha reso il dossier ancora più complesso. Il presidente del Consiglio ha già detto di volerlo riprendere in mano «per un aggiornamento». Un nuovo tavolo sull’ex Ilva tra Arcelor Mittal, ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, commissari e sindacati dei metalmeccanici atteso si è svolto lunedì 25 maggio con l’obiettivo di capire le reali intezioni della multinazionale, che sembrano andare nella direzione di un abbandono della struttura in Italia. La mina potrebbe dunque scoppiare giù nelle prossime ore. Si delinea l’ipotesi di un’Ilva nazionalizzata. Conte potrebbe avere un’arma in più grazie a un emendamento della Lega al Dl Imprese approvato in commissione Finanze e Attività produttive con parere favorevole del governo. La nuova norma estende ai settori siderurgico e agroalimentare la Golden Power, cioé la “protezione” dello Stato sulle imprese strategiche.
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