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Azzolina: non ho copiato e non era nemmeno una tesina

le accuse di plagio

La nuova titolare della Pubblica istruzione ribatte su Facebook alle contestazioni: «Era solo la relazione conclusiva di un tirocinio in classe»

di Eugenio Bruno

15 gennaio 2020


(ANSA)

3′ di lettura

La neoministra della Pubblica istruzione Lucia Azzolina ribatte punto su punto alle accuse di plagio che le sono arrivate nei giorni scorsi dal linguista Massimo Arcangeli. E lo fa utilizzando un post su Facebook in cui respinge con forza gli attacchi, sottolineando che quella finita nell’occhio del ciclone non era una tesina ma solo la relazione conclusiva del suo tirocinio in classe. Riservando una stoccata al leader Matteo Salvini che l’aveva invitata a dimettersi: non ho risposto prima – sottolinea l’esponente pentastellata – perché ero ad Auschwitz per il «Viaggio della memoria», un appuntamento a cui l’anno scorso «il ministro della Lega non si è presentato».

La replica a Salvini

Il video che è stato diffuso su Facebook nel tardo pomeriggio immortala Azzolina alla sua scrivania di viale Trastevere. La premessa è politica. «Durante il Viaggio della Memoria ad Auschwitz con gli studenti purtroppo ho dovuto rispondere alle bugie di Matteo Salvini, che sosteneva che io avessi copiato la mia tesi di laurea. Niente di più falso», è il commento piccato della nemonistra dell’Istruzione. Che rilancia: «Mi è costato fare quell’intervento domenica, perché avrei preferito dedicare tutte le attenzioni alle persone che avevo accanto. Quel viaggio – aggiunge- tra l’altro, quest’anno era particolarmente importante, sapete perché? Perché l’anno scorso il ministro della Lega non si è presentato. Credo sia stata l’unica volta da quando esiste il viaggio della Memoria».

L’autodifesa della ministra
Il seguito del video è tecnico. Nei passaggi successivi l’esponente pentastellata risponde punto su punto alle accuse di plagio. Parlarne, a suo giudizio, «è semplicemente ridicolo» e chi lo fa prende un «granchio colossale». Il concetto su cui insiste più volte è che quella incriminata non è una tesina. «Chi mi accusa ha segnalato quattro frasi, che sarebbero la prova di un reato di plagio, tutte contenute nelle prime pagine introduttive. Ebbene, le parti ”incriminate” sono semplicemente definizioni. Prese da manuali diagnostici che sono i testi di riferimento assoluto, in pratica le Bibbie, del settore. Non è una tesi di laurea, non è una tesi di dottorato, non è un’abilitazione, ma non è neanche una tesina. È una relazione conclusiva del tirocinio fatto durante il corso».

Rivolgendosi a chi ha fatto le vecchie “Ssis” che abilitavano all’insegnamento Azzolina definisce il prodotto in questione il «resoconto del lavoro fatto durante il tirocinio dentro una classe. Io ho seguito – spiega entrando nel dettaglio – una ragazzina che aveva 17 anni e soffriva di ritardo mentale lieve. Un’esperienza che ti cambia la vita. In meglio, ovviamente. E che ti insegna tantissimo. Questo era il focus del mio lavoro».

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