Il metro di paragone è l’assunzione di Zeus, che per conquistare il potere dovette sconfiggere proprio il padre Crono. Così è dipinta Forza Italia da chi ne vive le dinamiche interne. Banalmente, in questo frangente, Crono sta per Silvio Berlusconi, il cui seme politico però non ha ancora dato vita allo Zeus in grado di succederlo. E anche per questo, nell’olimpo azzurro le cose non vanno per il meglio.
Dopo il voto sulla senatrice Segre e il 5,5% incassato nelle regionali in Umbria, il partito del Cav non sembra più lo stesso. Preda di appetiti egoistici, la scena del leader forzista è continuamente inquinata da manipoli di senatori pronti a minacciare prima e (raramente) consumare poi un cambio di casacca o la formazione di un gruppo alternativo. I nomi fatti, che vanno da Mauro Mallegni al grossetano Roberto Berardi, sarebbero in procinto di passare chi con l’Udc di Lorenzo Cesa, chi con Gaetano Quagliariello, così da aggirare il Regolamento del Senato che vieta la proliferazione di nuovi gruppi parlamentari. Senza contare i dissidenti sedotti da Renzi e quelli più fedeli alla linea di Salvini, che al momento non ha rivali sul terreno del consenso.
Proprio così: perché la patologia di FI è di quelle che colpisce testa e cuore: appiattendo una linea politica stanca e rompendo l’incantesimo che teneva senatori e deputati ligi alla corte del Cav.
Fonti interne confermano una perdita di smalto da parte dell’ex premier, il che spiega la proliferazione di personaggi di spicco del centrodestra italiano. Sia chiaro: il capo rimane Berlusconi, nonostante i numerosi indizi che gonfiano le quotazioni di Mara Carfagna. Non ci sarebbe infatti una vera consacrazione dell’attuale vicepresidente della Camera dei deputati, né personale, né tanto meno congressuale. L’aver lanciato il sasso, accarezzando l’idea di un spin-off di Forza Italia, per poi ritirare la mano ha indispettito quei dissidenti che allo strappo ci credevano e che invece al momento si ritrovano alla stregua dei rampanti Salvini e Meloni. Allo stesso tempo, in molti sostengono che la stessa Carfagna non sia del tutto convinta di volersi caricare sulle spalle un ferito così grave come Forza Italia, bisognoso di cure ma sopratutto di idee. Fondamentali per smettere di essere la terza stampella della coalizione del centrodestra, ferma al 6,8% nei sondaggi.
Al netto del corteggiamento delle altre forze politiche in odore liberale per una fetta interessante di azzurri, quello che emerge dai corridoi di Forza Italia non sarebbe tanto un malcontento dovuto solo all’omologazione ai crismi populisti e sovranisti, bensì la questione affonda il merito sulle opache strategie d’azione, le disordinate tesi in essere e una leadership altalenante. “Nessuno potrebbe sostituire Berlusconi” è un concetto afferrato, quanto fumoso è quello mai discusso di: “Come verrà sostituita Forza Italia?”. Il nodo gordiano si avviluppa sul futuro, non tanto sul presente: a Berlusconi, che alla cronaca ha già concesso esperimenti di successione – da Alfano a Toti – con risultati tutt’altro che incoraggianti, serve un delfino pronto a riportare sui binari Forza Italia, o in alternativa Altra Italia. La creatura del Cav, incubatrice dalla quale quest’ultimo vuole estrarre il nome che lo succederà, se non ben posizionata per superare FI invece di avvicendarla parallelamente, per molti rischia di finire come Energie per l’Italia di Stefano Parisi, cioè una scatola vuota.
La figura designata per il comando di Altra Italia sembra essere il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che per “ideali, forza economiche e figura, gode della simpatia di Arcore” e di un vantaggio sull’altra candidata, ovvero Mara Carfagna. Se c’è perplessità sulla sua ascesa fuori da FI, la certezza è che in questi giorni non si parla più di una passeggera querelle tra i due: Berlusconi infatti vorrebbe Stefano Caldoro al posto della vicepresidente della Camera per la corsa alla presidenza della Campania in vista delle prossime regionali. E il gelo tra i due potrebbe portare l’ex ministra per le pari opportunità a raccogliere le istanze dei “malpancisti” antisovranisti pronti, questa volta sul serio, a dire addio a un FI “senza Mara”.
Il caos regna sovrano. Con chi assicura che è solo una questione di tempo prima dello strappo dei “carfagnani” e chi invece considera lo scollamento interno nient’altro che una divergenza di pensiero. Rimane il fatto che quel “Forza Italia Viva” pronunciato a Linkiesta Festival, come raccontano fonti interne, ha fatto saltare molti piani, rompendo lo scudo che proteggeva il Cav e facendo schiudere la crisalide degli scontenti, su tutti quella della Carfagna. Che adesso, se non altro, ha in mano senza alcun dubbio il futuro del cetrodestra.
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