di ManuelaPerrone
«Mettere il turbo» ai cantieri per l’emergenza e la prevenzione del dissesto idrogeologico. Giuseppe Conte ieri mattina ha radunato a Palazzo Chigi i tecnici del Mef, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, Invitalia e le Regioni. Obiettivo del premier: favorire il decollo rapido del piano “Proteggi Italia” per la messa in sicurezza del territorio, varato a febbraio. E garantire che entro fine anno vengano spesi i fondi sul piatto: 1,274 miliardi (frutto della flessibilità concordata con l’Ue) per 6.543 interventi coordinati dalla Protezione civile nelle Regioni e nelle Province autonome colpite dal maltempo lo scorso anno, 102 milioni per 57 interventi in capo al ministero delle Politiche agricole e 315 milioni per 263 opere di prevenzione, gestita dal dicastero dell’Ambiente.
Nella disponibilità del ministro Sergio Costa dovrebbero arrivare altri 150 milioni per ulteriori 63 interventi, che fanno salire il totale di fondi disponibili per il 2019 a 1,84 miliardi per quasi 7mila opere immediatamente cantierabili. Sarà il Cipe, il 24 luglio, ad approvare il piano ambiente e a definire la procedura semplificata, attraverso la conferenza dei servizi, per sbloccare le risorse aggiuntive. Alla stessa riunione sarà sottoposta la soluzione trovata al nodo del personale specializzato che dovrà affiancare i governatori nella loro veste di commissari straordinari per il dissesto. Si è deciso di puntare sul supporto di società in house: Invitalia, a sostegno della Protezione civile, e Sogesid, a supporto dell’Ambiente, metteranno a disposizione un pool di esperti per accelerare la realizzazione delle opere programmate.
«In sei mesi siamo riusciti a fare un lavoro che prima a causa della burocrazia, di lungaggini e di impedimenti inaccettabili richiedeva anni», spiega Conte al Sole 24 Ore. «Con mio Dpcm abbiamo sbloccato fondi esistenti e inutilizzati, semplificato le procedure e di fatto abbiamo letteralmente messo il turbo ai cantieri legati alla cura del territorio. Il Paese vuole correre e noi lo stiamo assecondando». Il piano “Proteggi Italia” include non a caso anche i 400 milioni ai Comuni per la messa in sicurezza di scuole, strade ed edifici pubblici stanziati con la legge di bilancio e appaltati al 95% grazie alla corsia veloce per i microappalti (si veda Il Sole 24 Ore del 9 luglio scorso). E pesa complessivamente quasi 11 miliardi nel triennio.
Risorse che il premier non vuole assolutamente sprecare. Da qui il raccordo operato dalla cabina di regia Strategia Italia, che si è riunita l’11 luglio per fare il punto su tutti i programmi di investimento. Anche sui Cis, i contratti istituzionali di sviluppo cari al premier. In pista 500 milioni per 109 progetti subito cantierabili e già individuati: 43 per la Capitanata in Puglia e 66 in Molise. In autunno partiranno i Cis per la Basilicata e per Cagliari. Altri due saranno avviati con la Calabria, grazie a centinaia di milioni dal Fondo di sviluppo e coesione. Chiaro il messaggio a chi, anche dentro il Governo, parla di Paese bloccato: Conte rivendica un metodo e «tempi record».
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