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Carlo Calenda propone la fusione tra Azione e Più Europa, ma Più Europa dice non adesso

Azione vuole fondersi con PiùEuropa. La proposta di Carlo Calenda è arrivata su Twitter, come capita sempre più spesso nella politica frenetica di oggi. «Abbiamo passato la soglia dello stalking. Insisto da mesi “quando facciamo un partito unico?”. La risposta è “dopo”, “vedremo”. Il senso è: “no unione, meglio rimanere amici”». Incalza l’ex ministro dello Sviluppo economico: «Proposta: pubblica questa volta perché altrimenti non quagliamo. Due settimane per disegnare il processo di fusione da chiudersi prima delle elezioni regionali». E così quando un tempo servivano congressi per annunciare le svolte politiche oggi basta un tweet per lanciare una nuova strategia.

Il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, contattato da Linkiesta, ha risposto alla proposta di Calenda «Già pensavo che dovessimo creare un fronte europeista liberal-democratico alle elezioni europee e poi alle elezioni in Emilia Romagna. Se la lista Siamo Europei di Calenda si fosse candidata con noi sarebbe stato un beneficio per tutti. Avremmo avuto un partito liberal-democratico prima che Renzi uscisse dal PD. Ora si deve lavorare per presentarsi con liste comuni alle prossime elezioni regionali di maggio, in una logica federativa. Poi si potrà ragionare su cosa fare e avviare questo processo politico che Più Europa ha proposto dallo scorso maggio».

Tradotto: per ora no, ma dopo le regionali si vedrà. La proposta di Calenda sembra sensata. Da tempo i due partiti che viaggiano entrambi oltre il 2% nei sondaggi condividono posizioni comuni su tutto. Contro il governo Conte 2 e contro l’alleanza tra Movimento 5 Stelle e Partito democratico. «Il campo si sta delineando: da una parte i nazional-sovranisti Meloni e Salvini e chi deciderà di allearsi con loro. Dall’altra il Partito democratico che considera Giuseppe Conte addirittura un imprescindibile riferimento progressista», spiega Della Vedova. «Lavoriamo per creare un fronte liberal-riformista ed europeista alternativo a questi due poli. Con Azione le convergenze sono forti, immediate».

In politica non sempre 2+2 fa 4 per cento. L’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli, mercoledì su La7, ha fatto notare che in politica «il centro non esiste, mi auguro che la soglia di sbarramento allo 0,5 per cento perché anche mettendosi tutti insieme, monarchici, Carfagna e Renzi rischiano di non arrivare al 5 per cento». Realista o pessimista? «Nel 2013 con una legge elettorale maggioritaria Scelta Civica raccolse quasi il 10%. Poi non fummo capaci di mantenere quella idea per tante ragioni. Ma in quella occasione attorno a un leader che era un apprezzato europeista un’area alternativa a poli demagogici di destra e di sinistra riuscì ad arrivare quasi alla doppia cifra», chiarisce Della Vedova. «Poi, non è solo una questione di centro, destra o sinistra, ma che prospettiva vogliamo dare all’Italia. Ridurre il tutto a un bipolarismo tra populisti e sovranisti è uno schema che lascia fuori la società aperta, la crescita, l’Europa, il garantismo: un mondo che non ha più rappresentanza. Questa maggioranza è un colosso numerico con i piedi d’argilla. Potrebbe anche cadere presto, bisogna esser pronti».

Aspettando Italia Viva che ha da poco celebrato a Cinecittà la sua prima assemblea nazionale, per ora l’idea di lanciare un nuovo polo di liberal-riformisti anti sovranisti in un’unica formazione politica come ha proposto a ottobre il direttore di questo giornale, Christian Rocca, è ancora lontana. A gennaio il Movimento Cinque Stelle ha depositato una proposta di legge elettorale, il Germanicum, che con la soglia di sbarramento del 5% potrebbe spingere i piccoli partiti ad allearsi. «Faccio notare che in Italia non c’è mai stata una soglia così alta per il proporzionale. Non ne faccio una questione corporativa. Ma è difficile capire perché un partito che raccoglie magari due milioni di voti non possa accedere a un Parlamento eletto col sistema proporzionale. E poi con il sciagurato taglio dei parlamentari che porterebbe a 200 senatori c’è già uno sbarramento medio implicito del 7-8%, tranne che nelle regioni più grandi», spiega il segretario di Più Europa che propone il ritorno al Mattarellum: «Ha funzionato bene, molto meglio di quelle arrivate dopo: sia il Porcellum che il Rosatellum hanno fatto danni. Il maggioritario con una quota proporzionale sarebbe probabilmente la soluzione migliore».

Potrebbe essere la Puglia il laboratorio politico nazionale per vedere se questa possibile alleanza funziona nelle urne? Sia Azione che PiùEuropa hanno deciso di sostenere il candidato di Italia Viva (quasi sicuramente la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova), contro il governatore uscente Michele Emiliano sostenuto dal Partito democratico. «Emiliano è un populista. Lo dimostra la sua campagna contro il Tap. Dall’Ilva all’epidemia della Xylella ha combinato solo disastri Se questa è la scelta del Pd la rispettiamo, ma noi con Italia Viva e Azione faremo una proposta alternativa», spiega Della Vedova. «Nelle altre regioni che andranno al voto seguiremo due princìpi: nessuna alleanza con il Movimento Cinque Stelle e sostegno ai candidati riformisti alternativi a quelli populisti e nazional-sovranisti».

https://www.linkiesta.it/it/article/2020/02/07/azione-calenda-piu-europa-fusione/45362/

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