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Casaleggio propone di testare il metodo Rousseau nelle zone colpite dal coronavirus

Già piegati dal coronavirus, ci mancava solo Davide Casaleggio a spezzarci il morale. Il “tecnico dei computer” dei Cinque Stelle ha affidato al Sole 24 Ore il suo pensiero sull’impatto pesante, pesantissimo, che l’emergenza da contagio potrebbe avere sull’economia italiana. Non ci si poteva certo aspettare che Casaleggio affrontasse il tema della totale inadeguatezza dei suoi prescelti a occupare Palazzo Chigi e gli altri ministeri, tra i principali responsabili della risposta schizofrenica del governo alla diffusione del virus, ma nemmeno che cogliesse l’occasione di un’epidemia per farci una lezioncina da futurologo da romanzo Urania e, soprattutto, per provare a piazzare alla collettività il suo grottesco software che tremare il mondo fa. Ma è successo esattamente questo, ed è incredibile che non sia insorto nessuno.

L’articolo di Casaleggio comincia ricordando che «le grandi crisi economiche e sociali dello scorso secolo hanno portato nuove opportunità di cambiare lo status quo», da qui la chance, secondo il titolare di Rousseau, di investire in innovazione e modernizzare il paese, non si sa se per aprirlo come una scatoletta di tonno, per accelerare la decrescita felice o per riconvertirlo all’economia blu dipinta di blu.

L’elenco delle proposte di Casaleggio è stato definito su Twitter da Stefano Zanero, professore associato del Politecnico di Milano e stimato esperto di questioni digitali, «una sequenza di banalità e di sciocchezze tecnomagiche», e nel merito non ci sarebbe altro da aggiungere, ma c’è un passaggio dell’articolo che va oltre le abituali ovvietà e la malsana fede nell’algoritmo. A un certo punto Casaleggio scrive questo: «Potrebbe, infine, anche essere l’occasione di testare il voto online per i comuni dove non sarà possibile recarsi ai seggi per il referendum di fine marzo».

Cioè mentre l’Italia non sa come difendersi dal contagio, è costretta a sospendere le attività economiche, scolastiche, culturali, sportive e pensa, ovviamente, anche di rinviare il referendum del 29 marzo per l’impossibilità di fare campagna elettorale in molte zone del paese, il proprietario della piattaforma di voto online Rousseau che ha suoi uomini e donne a Palazzo Chigi, alla Farnesina, allo Sviluppo economico, alla Scuola e al Lavoro sente l’urgenza di proporre via Sole 24 Ore di approfittare dell’emergenza coronavirus per testare la democrazia diretta e digitale, usando lo strumento del voto online che è il principale prodotto commerciale della sua azienda di web marketing. E lo fa, peraltro, anche per evitare che possa essere rinviato il referendum simbolo della lotta casaleggista contro la democrazia rappresentativa, quello sulla riforma costituzionale che taglia il numero dei parlamentari perché, nello schema grillino, non servono a niente e possono essere sostituiti da un clic.

Viviamo l’epoca dell’indignazione facile, basta la minima scemenza per scatenare mobilitazioni social di ogni tipo, ma in questo caso non è successo niente. Zero, nulla, di fronte al dominus del primo partito della maggioranza di governo che propone apertamente di sfruttare l’opportunità concessa dal coronavirus per votare con procedure anticostituzionali e con uno strumento stravagante dedicato al teorico del totalitarismo che la sua azienda prova da tempo a piazzare tipo folletto.

Il progetto eversivo dei grillini è noto, ma ancora una volta il problema non sono loro ma i volenterosi complici delle loro mattane, a cominciare dagli alleati di governo: Italia Viva, LeU e soprattutto il Pd, che con il baraccone dei Cinque stelle e associati vuole addirittura costruire un’alleanza strategica, non hanno niente da dire?

https://www.linkiesta.it/it/article/2020/03/04/italia-coronavirus-casaleggio-rousseau/45681/

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