Il rebus
Il rebus che andava sciolto era legato alla sospensione delle attività del Senato dal 20 al 24 gennaio: in vista della campagna elettorale, niente riunioni di commissioni né sedute in Aula. Ma lo stop vale anche per la Giunta che deve decidere sull’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno? Se la risposta fosse stata sì, sarebbe saltata la riunione del 20 – il calendario della giunta per le immunità del Senato è stato deciso all’unanimità lo scorso dicembre – e di conseguenza il voto.
Le squadre erano schierate: da un lato, la maggioranza che punta i piedi per rinviare il verdetto a dopo le regionali del 26 gennaio. Dall’altro, l’opposizione che invoca il rispetto del calendario con il D-day del giorno 20.
Salvini: se a processo, in aula a testa alta
«Se lunedì, come pare, perché i numeri ce li hanno a favore, Pd, Renzi e 5 Stelle decideranno che devo esser processato, andrò in quel tribunale a testa alta sicuro di rappresentare la maggioranza del popolo italiano», sottolinea Salvini, parlando del voto sull’autorizzazione a procedere per il caso Gregoretti, in diretta su Telelombardia.
Il rischio che Salvini faccia campagna elettorale sul dossier
Pd e Cinque Stelle hanno spinto per lo slittamento del giorno del voto, ma il pressing alla fine non ha raggiunto il risultato a cui puntavano le due forze politiche. Dopo lo stop della Consulta al referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega, Dem e pentastellati puntavano a non offrire un’ulteriore sponda all’ex vicepremier negli ultimi giorni di campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna e Calabria.
In diretta su Facebook da Cattolica, Matteo Salvini lancia la sfida: «Ci ho ragionato ieri e stanotte e sono arrivato a una decisione, che ormai è diventata una barzelletta che va avanti da anni, e ho deciso che domani chiederò a chi deve votare, quindi anche ai senatori della Lega, di farmi un favore. Votate per mandarmi a processo e la chiariamo una volta per tutte. Portemi in Tribunale e sarà un processo contro il popolo italiano, e ci portino tutti in Tribunale».
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