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Caso Palamara, si autospende da Anm. Salvini: urgente riforma giustizia

Unicost, la corrente centrista delle toghe, chiede «ai colleghi Luigi Spina e Luca Palamara» indagati nell’inchiesta della Procura di Perugia sui “veleni” tra magistrati di Roma, «di assumersi le rispettive responsabilità politiche adottando le decisioni necessarie delle dimissioni dall’istituzione consiliare e dalla corrente». Intanto Palamara ha deciso di autospendersi dall’Anm. «Sono certo di chiarire i fatti che mi vengono contestati. Il mio intendimento ora è quello di recuperare la dignità e l’onore e di concentrarmi esclusivamente
sulla difesa nel processo di fronte a tali infamanti accuse. Per tali ragioni mi assumo la responsabilità di auto sospendermi dal mio ruolo di associato con effetto immediato» ha scritto Palamara, indagato per corruzione a Perugia, al
presidente dell’Anm Pasquale Galasso. Il consigliere del Csm Luigi Spina, invece,
si è autosospeso ieri dalle sue funzioni. E mentre i pm stringono il cerchio investigativo, il vice premier Matteo Salvini ricorda che «la riforma della giustizia è urgente».

Salvini: riformare la giustizia
«La riforma della giustizia è urgente – afferma il leader della Lega – non entro nel merito della questione Palamara, non è normale da cittadino italiano vedere che ci sono magistrati che indagano su altri magistrati e che ci siano accuse di corruzione su chi dovrebbe giudicare sui cittadini, spero quindi che emergano in fretta eventuali responsabilità».

Palamara respinge le accuse
Accuse che il pm indagato – ex consigliere del Csm ed ex presidente dell’Anm – ieri ha smentito ai pm di Perugia. Stando alle ricostruzioni investigative, Palamara avrebbe percepito una tangente da 40mila euro per agevolare la nomina del pm Giancarlo Longo – già coinvolto in inchieste per corruzione in atti giudiziari con Amara -, avrebbe cercato di «danneggiare» la credibilità del pm di Siracusa Marco Bisogni, “colpevole” di essersi messo contro gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, e voluto «screditare» il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, utilizzando un esposto al Csm a firma del pm di Roma Stefano Fava (anche lui indagato). Nell’indagine è indagato anche il consigliere del Csm Luigi Spina. «Non ho mai perorato il nominativo di Giancarlo Longo per la Procura di Gela, anche perché non solo non ero nella competente commissione quell’anno come è facilmente riscontrabile ma soprattutto perché a nessuno ho mai indicato tale nominativo». Aggiunge: «Oggi, nell’interesse della magistratura tutta voglio mandare un segnale distensivo poiché non mi riconosco in quanto pubblicato sui giornali, non avendo avuto mai l’intenzione di danneggiare nessun collega del mio ufficio e tantomento l’aggiunto Paolo Ielo e di aver espresso giudizi e opinioni che sono stati captati nell’ambito di un attività di intercettazione e che rappresentano esclusivamente momenti di tensione interna all’ufficio per la nomina dei vertici di Roma con la convinzione e la consapevolezza che ogni scelta avverrà senza alcuna interferenza da parte del Csm». Inoltre, ha confermato di aver incontrato i deputati dem Luca Lotti e Cosimo Ferri.

La nota di Unicost: siamo parte lesa
I rappresentanti della corrente di centro della magistratura affermano in una nota che «più leggiamo gli articoli e ancor più ci convinciamo del danno, forse ancora non compiutamente calcolabile, che la vicenda all’attenzione della magistratura perugina porterà alla magistratura italiana». «Ci aspettiamo quindi che – aggiungono – pur in una fase delle indagini ancora iniziale e soggetta alle successive verifiche e sempre augurandoci che non sia così come sembra, vi siano già da ora elementi tali da imporre una serie di determinazioni al gruppo che intende, in tal modo, assumere la propria responsabilità politica senza sconto alcuno. Ribadiamo quindi che Unità per la Costituzione – come abbiamo già scritto nel primo comunicato, ancor prima che venissero fuori le prime notizie che hanno restituito a tutti plasticamente la gravità degli accadimenti – si ritiene parte lesa, sicché sin da oggi ci riserviamo, in caso di successivo processo, la costituzione di parte civile a tutela dell’immagine del gruppo, gravemente lesa». Infine chiedono «alle istituzioni di intervenire tempestivamente», ricordando che «sabato 15 giugno 2019 presso la Corte di Cassazione si riunirà il comitato di coordinamento nazionale di Unità per la Costituzione al quale chiederemo l’attivazione del Collegio dei probi previsto dallo Statuto, nonché ogni altra iniziativa necessaria e opportuna».

GUARDA IL VIDEO: Corsa per la Procura di Roma, indagato ex presidente Anm Palamara

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