Puntuale, nello scorrere dei lustri, Repubblica innalza il suo/sua leader al soglio pontificio della Sinistra italiana o, come minimo, prova a sospingere un nuovo Cardinale sotto l’immaginaria volta della Sistina democratica: hai visto mai ne uscisse Papa. Nella Repubblica verdelliana, così corroborata da tante firme mooolto di sinistra a partire dal play maker Gad Lerner, la nuova icona ha il volto sereno di Elly Schlein, della quale tutto o quasi è stato detto e scritto e che ha un grande avvenire davanti a sé soprattutto se saprà evitare quelle trappole e quegli incantesimi di cui la nostra politica è zeppa.
Vedremo. Per ora, si allunga la fila dei corteggiatori della nostra “Coraggiosa” (il nome della sua lista) e verrebbe subito da dire: lasciatela in pace. Ma la politica è politica, c’è qualcosa che è più forte di te e fra gli spasimanti, come detto, si staglia la nuova Repubblica lerneriana che, dopo tanto girovagare fino al punto di chiedersi se “Zingaretti prenderà il posto che né Mazzini né Garibaldi riuscirono a prendere?” (Eugenio Scalfari, 19 gennaio 2020), dopo il fantastico risultato emiliano ieri ha schiaffato sotto il titolo di apertura un bel “Elly Schlein la più votata: il Pd smetta di guardare al centro”, un sottotitolo che fa molto sinistra, un ottima portavoce involontaria della linea del giornale.
Ma ironie a parte sull’eterna ricerca del “Papa straniero” (remember Mario Segni?), non è solo il quotidiano di Verdelli a puntare su Elly. Lesto, Nicola Fratoianni, che guida Sinistra italiana, in un’intervista al Manifesto ha rilanciato l’idea di una sinistra autonoma, “un processo nel quale Elly Schlein potrebbe avere un ruolo importante”: e in effetti sarebbe una manna dal cielo per un’area che da anni cincischia fra arcobaleni, brigate kalimere, nuove sinistre, rifondazioni e comunismo di vario conio restando sempre su percentuali tristi. Ma c’è il piccolo particolare che se Elly davvero volesse dar vita a una cosa nuova di sinistra, Nicola Fratoianni dovrebbe per cortesia fare non uno ma dieci passi indietro. Perché una così non è che si fa usare come una figurina nell’album di famiglia della sinistra-sinistra. Ce l’ha questa generosità, Fratoianni?
Ma la questione – e qui parliamo di cose politicamente più dense – si pone anche per il Pd. Nicola Zingaretti prima o poi dovrà smettere i panni dell’Amleto e assumere una iniziativa chiara, se cioè dar seguito davvero alla volontà di “aprire il partito” e non solo con un appuntamento tutto luci e applausi ma nel vissuto quotidiano della lotta politica: se così fosse, dovrebbe da subito sondare Elly Schlein – e forse anche Mattia Santori e i suoi amici – per verificare la possibilità di un impegno di effettiva direzione politica del partito, affidando loro responsabilità specifiche, dall’ambiente alla cultura, dalla comunicazione alle politiche per i giovani.
A giorni si nominerà la segreteria del Pd che sarà “unitaria” nel senso che verranno calibrate le presenze delle varie anime del partito. Sarebbe bello – sia detto qui come suggestione – se vi entrasse gente nuova, giovani, espressioni di culture altre. Il che sarebbe perfettameznte conseguente con le parole sibilate tre settimane fa a Massimo Giannini: “Vinciamo in Emilia-Romagna, e poi cambio tutto: sciolgo il Pd e lancio il nuovo partito… Convoco il congresso, con una proposta politica e organizzativa di radicale innovazione e apertura. Non penso a un nuovo partito, ma a un partito nuovo…”. Ecco, il segretario dovrebbe passare dal dire al fare. Sapendo che dovrebbe passare sopra i corpi dei capicorrente che davanti al nuovo che avanzasse nelle stanze del Nazareno dovrebbero cedere consolidate rendite e quote di legittimo potere per aprire finalmente le porte. Faccia un gesto. Altrimenti sono solo parole.
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