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Che cosa abbiamo fatto di male per meritarci Conte ai vertici internazionali (e Lannutti alla Commissione Banche)?

Avete sentito l’ultima: i Cinque stelle candidano alla presidenza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche un vecchio e screditato arnese come Elio Lannutti, già twittatore dei Protocolli dei Savi di Sion senza nemmeno una cattedra all’Università di Pisa.
Ricorderete che Luigi Di Maio, allora, prese le distanze, e con lui tutto il movimento, «dalle considerazioni del senatore Elio Lannutti». Meno di un anno dopo aver preso le distanze dal tweet di Lannutti che citava, non va dimenticato, i Protocolli antisemiti esattamente a proposito di «Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale», Di Maio lo candida a guidare la Commissione bicamerale sulle banche, non si capisce se per competenze finanziarie o di complotti ebraici.

Con personaggi così miserabili, ci stupiamo, poi, dell’attuale irrilevanza internazionale dell’Italia? Abbiamo un Ministro degli Esteri, sempre Di Maio, che va prevalentemente in Cina, con favolosi carichi di arance rosse, e poi per il resto preferisce andare a Valguarnera Caropepe, «Carrapipi» in siciliano, piuttosto che al G20 in Giappone. E poi, santi numi, c’è Giuseppe Conte.

Che l’Italia non abbia alcuna credibilità nei consessi internazionali non è colpa di Conte, che del resto non ne ha nemmeno quando gioca in casa, ma delle maggioranze destra-destra e destra-sinistra che si è trovato a rappresentare per uno strano scherzo del destino che ricorda quello del giardiniere Chance o di un vincitore anonimo del superenalotto. Da due anni, grazie a Lega e Cinque stelle, la proiezione estera del governo italiano è anti moneta unica, contro Bruxelles, contro gli storici alleati Germania e Francia, subliminalmente antisemita, tangente a qualsiasi esperimento autocratico si affacci sulla Terra, dal Venezuela alla Cina fino all’amata Russia, e coerente con le istanze delle forze estremiste in giro per l’Europa. L’Italia del 2019 non è antiamericana soltanto perché alla Casa Bianca c’è Donald Trump, che i salviniani adorano e che i Di Battista preferiscono a Obama; altrimenti lo sarebbe eccome.

In questo scenario, il Pd ci ha messo una pezza in termini di garanzie alle istituzioni europee e ai mercati, tanto che lo spread si è abbassato per il solo fatto che Matteo Salvini e Claudio Borghi sono stati allontanati dagli uffici ministeriali, ma non si può dire che sia riuscito a cambiare la rappresentazione pubblica del nostro paese.

Nei giorni scorsi sono successe due cose, entrambe imbarazzanti per il nostro paese: il premier canadese Justin Trudeau, intervistato da Ian Bremmer, ha svelato che nessuno dei grandi leader mondiali ha intenzione di assecondare la richiesta di Vladimir Putin di rientrare nel G8, tornato G7 senza la Russia, né l’amico dei russi Trump né il populista antieuropeo Boris Johnson né Angela Merkel. «E l’Italia?», gli ha chiesto Bremmer. «Be’, l’Italia… è… l’Italia». Cioè una caricatura a tendenza Putin.

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/12/06/governo-giuesppe-conte-pd/44657/

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