Denunciato per vilipendio dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, nelle ultime ore il sindaco di Messina ha dovuto incassare un nuovo colpo: il parere del Consiglio di Stato, chiamato in causa proprio dal Viminale, contro la sua ultima ordinanza. Ma lui non demorde
di An.C.
Ancora una volta ha dimostrato che quel soprannome che gli è stato affibbiato dai suoi concittadini di “Masaniello siculo” gli sta tutt’altro che stretto. Denunciato per vilipendio dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese responsabile, a suo avviso, di un «depistaggio di Stato che ha impedito di fermare realmente gli sbarchi in Sicilia», nelle ultime ore il sindaco di Messina Cateno De Luca ha dovuto incassare un nuovo colpo: il parere del Consiglio di Stato, chiamato in causa proprio dal Viminale, contro la sua ultima ordinanza.
L’ordinanza finita sotto la lente del Consiglio di Stato
Un’ordinanza che, per fronteggiare l’emergenza sanitaria, impone una serie di restrizioni all’ingresso in Sicilia attraverso lo Stretto. In particolare, il documento prevede per «chiunque intende fare ingresso in Sicilia attraverso il Porto di Messina» l’obbligo di registrarsi, almeno 48 ore prima della partenza, nel sito creato dal comune.
«Ennesima intimidazione, nessun passo indietro»
Lui, rispettando il suo soprannome, ha deciso di non fare marcia indietro. In una diretta su facebook ha chiarito che non intende revocare l’ordinanza «anche di fronte questa ulteriore intimidazione». Ma lo Stato la pensa diversamente. È attesa per oggi una riunione del Consiglio dei ministri per annullare la sua ordinanza.
L’esordio giovanissimo in politica
Nato a Fiumedinisi il 18 marzo 1972, sposato con due figli, una laurea in Giurisprudenza, De Luca comincia a fare politica nella Dc. A 18 anni viene eletto nel consiglio comunale del suo paese. Nel 2003 diventa sindaco di Fiumedinisi (ME) e nel 2006 conquista uno scranno a Palazzo dei Normanni nell’Assemblea regionale siciliana nella lista del Mpa. L’anno successivo fonda l’Associazione Sicilia Vera; nel 2008 viene rieletto all’Ars nel Mpa, partito che lascia nel 2010 per diventare capogruppo all’Ars di Forza del Sud, fondato da Gianfranco Micciché. Alle regionali siciliane del 2012 si candida alla Presidenza della regione, sostenuto dalla lista Rivoluzione Siciliana. Ottiene appena l’1,23% dei voti, non venendo contestualmente rieletto all’Ars.
I guai giudiziari
Nel 2017 fonda il movimento Sicilia Vera. Stringe un accordo con l’Udc in vista delle regionali siciliane del 5 novembre 2017. In quell’occasione De Luca è rieletto deputato all’Ars nelle liste dell’Unione di Centro,ma dopo pochi giorni aderisce al Gruppo Misto. Tre giorni dopo le elezioni, l’8 novembre, viene arrestato con l’accusa di evasione fiscale. Posto agli arresti domiciliari, la misura è in seguito revocata e sostituita con una misura interdittiva che impone il divieto di ricoprire ruoli apicali negli enti coinvolti nell’inchiesta.
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