Matteo Renzi sa come si usa un telefono, e quindi non telefona. Twitta, fotografa, conta i passi, WhatsAppa, ti guarda le stories su Instagram (orbiting), sparisce ma ti segue (ghosting) ma mai, mai e poi mai telefona. E basterebbe questo per fare di lui almeno uno dal quale comprare una macchina usata, o magari un telefono (sempre usato): sta nei tempi e nei mores di tutti quanti noi – non dite di no, l’ultima volta che avete usato il telefono per telefonare è stato per fare gli auguri di compleanno a vostra nonna, peraltro sorda.
Zingaretti ci è rimasto molto male, ha detto che ha saputo della scissione del PD con un WhatsApp – e chi lo sa se è vero, magari è pure peggio, magari l’ha letto su una delle tante edizioni del ritardo che certuni nostalgici del Novecento continuano a chiamare giornali (cercheremo di ricordare a Giletti di controllare, quando e se Renzi manterrà la promessa che gli ha fatto domenica: quando andrà in studio a Non è l’Arena, gli mostrerà il suo telefono). Magari quel WhatsApp era lo screenshot del tweet di Renzi del 17 settembre, quello in cui annunciava l’abbandono del PD – “Zingaretti è un amico, me ne vado con allegria”. Magari lo aveva inoltrato qualcuno nel gruppo di calcetto. Zingaretti dice che il Pd sarà un partito-comunità, quindi certamente gioca a calcetto con gli amici del bar. Bello, peraltro, il concetto di partito-comunità, un po’ pijamose Roma e un po’ gentrificazione genuina, tra l’invisibile e il boho chic. Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale, partito-comunità, telefono-casa. Ogni Cristo scenderà dalla croce, e anche gli uccelli faranno ritorno, probabilmente per portare messaggi dal Nazareno al bancofrigo di Italia Viva.
Neanche il ministro per le Politiche agricole, Teresa Bellanova e Ivan Scalfarotto pare si siano fatti vivi, e però Zingaretti ha detto di non esserci rimasto male, che la questione non è personale, ma che gli italiani meritano qualche spiegazione. Vogliamo qualche spiegazione? Nossignore. Per carità. Persino gli italiani che vivono nei borghi quasi unifamiliari, ormai, aborriscono la linea Biagio Antonacci (ricordate quando salì sul palco dell’Ariston, due anni fa, e disse che dovevamo smetterla di mandarci messaggi e citofonarci: il paese si fermò rabbrividendo per qualche secondo, quasi quasi impennò pure lo Spread).
Non c’è modo di dire addio, e quelli che ce ne rifilano uno per telefono li odiamo per sempre, da sempre: peggio di quello che ti lascia con una telefonata c’è solo quello che ti lascia per dedicarsi alla Ferrari, come ha fatto Leclerc (invece di parlare di oneri telefonici inevasi, dovremmo parlare di un ventenne che preferisce i motori a una femmina, abbiamo tutte le priorità sballate, o questa è solo una delle molte morti del Novecento, chissà).
Zingaretti è un uomo molto novecentesco, dopotutto, del secolo scorso ha la zeppola, la rotondità rilassata, il cv, e la memoria un po’ corta: Renzi non chiamava neanche prima, neanche gli altri, ricorderete tutti quel fantasmagorico fuori onda che spuntò fuori durante la scissione bersaniana (era il febbraio del 2017, nacque il partito d’insuccesso e salsicce, Articolo 1) in cui si sentiva Graziano Delrio dire, parlando del Primo Italiano Vivo: “Tu devi fare capire che piangi se si divide il PD, non che te ne frega, chi se ne frega. Non ha fatto neanche una telefonata, su… come cazzo fai in una situazione del genere a non fare una telefonata?”.
Gli scissionisti non telefonano: da Renzi al ministro per le Pari opportunità, Elena Bonetti (che però ha detto di aver cercato Zingaretti, senza però mai ricevere risposta) fino a Tommaso Paradiso, che infatti invia vocali di dieci minuti e la sua scissione dai TheGiornalisti l’ha annunciata in una Instagram Story, con la chiusa “non avere paura”, che proprio ieri ha rivelato essere il titolo del suo nuovo pezzo, e noi scemi che l’avevamo burlato, che ne sappiamo noi del marketing scissionista.
“Vi sentite, lei e Salvini?”, ha chiesto Massimo Giletti a Matteo Renzi. Risposta: no, certo che no, gli ho mandato un messaggino per salutarlo perché lui fece lo stesso con me quando io mi dimisi; in certi momenti, quando si rinuncia a una responsabilità istituzionale e magari ci si sente tristi è giusto ricevere le parole di un avversario che però ti riconosce l’onore delle armi.
E insomma Renzi comunica con tutti, persino con gli avversari, meno che con la casa base che l’ha reso chi è. E da come la casa base ha reagito – “nessuno mi ha telefonato!”, ma suvvia, son cose da dirsi pubblicamente, in un mondo di potenziali hikikomori – ha fatto bene: Zingaretti ha il frasario del passivo aggressivo perfetto, e lo sguardo della iella di Massimo Di Cataldo quando cantava quell’orripilante inno del no means yes che era “Se adesso te ne vai”, un trilione di anni fa, quando la telefonia serviva a comunicare contenuti anziché a farne.
Che noia che era.
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/09/25/matteo-renzi-non-telefona-pd-zingaretti/43677/