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È in vigore da otto giorni ma, secondo gli organizzatori, non ha risolto il problema: «I biglietti per il concerto dei Rammstein a Tornino del luglio 2020, messi in vendita con il nuovo regime, già si trovano a prezzi maggiorati su Viagogo». Anzi: «C’è solo un aggravio di costi e procedure burocratiche, per aziende e pubblico». Il biglietto nominale contro il secondary ticketing non piace ai promoter che, riuniti a Milano sotto le insegne dell’associazione di categoria Assomusica, dichiarano battaglia.
Due emendamenti per stoppare la Legge
Il settore gode di buona salute: nel 2018, secondo Assomusica, ha mosso 356,7 milioni, addirittura il 25,7% in più rispetto all’anno precedente. Ma sul biglietto nominale c’è ancora una partita da giocare? A quanto pare sì: da venerdì 12 luglio parte l’iter di conversione del Dl Cultura 59/2019. Dovrà essere approvato entro fine mese, pena la decadenza, e tra gli emendamenti proposti ce ne sono due che prendono di mira proprio la norma voluta dal deputato del Movimento 5 Stelle Sergio Battelli: il primo punta ad abrogare il biglietto nominale, il secondo concede una moratoria, in attesa di nuovi provvedimenti in materia da parte del legislatore. Lo spiega il senatore del Pd Roberto Rampi, a margine della conferenza stampa milanese che ha riunito attorno allo stesso tavolo i maggiori organizzatori di concerti del Paese.
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Un fronte trasversale
Questa, a leggerla bene, è giù una notizia: da un lato c’è Roberto De Luca, ceo di Live Nation Italia, costola tricolore della multinazionale americana del live entertainment, dall’altro Ferdinando Salzano di F&P Group, Mimmo D’Alessandro di D’Alessandro & Galli, Andrea Pieroni di Vertigo, Clemente Zard di Vivo Concerti, tutti espressione del gruppo tedesco Eventim Live. Tradotti in artisti, i loro nomi significano Vasco Rossi, Ligabue, Elton John, Caparezza e Ultimo, solo per citare alcuni pezzi dei rispettivi roster. Poi c’è Maurizio Salvadori, promoter di Jovanotti, in giro per l’Italia con il «Jova Beach Party», e Francesco Cattini di Imarts, manager di Franco Battiato. «Qualcosa di buono – commenta ironico D’Alessandro – Battelli in fondo lo ha fatto: è la prima volta, dagli anni Settanta a questa parte, che vedo tutte le aziende di settore fare fronte comune».
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