le 70 aziende italiane presenti in Bosnia Herzegovina riunite a Sarajevo per la seconda edizione dell’Economic Forum organizzato dall’ambasciata italiana
di Gerardo Pelosi
2′ di lettura
Danno lavoro a circa 12mila persone le 70 aziende italiane presenti in Bosnia Herzegovina riunite a Sarajevo per la seconda edizione dell’Economic Forum organizzato dall’ambasciata italiana. «Una realtà in crescita – ha spiegato l’ambasciatore italiano in Bosnia, Nicola Minasi – con Unicredit che resta sempre il più grande investitore con il 30% del settore finanziario del Paese e aziende elettriche leader e con importanti marchi sportivi come Nordica che da tempo scelgono la Bosnia per le proprie produzioni».
Il ruolo di Confindustria
Una realtà in grande movimento che necessita di un’adeguata rappresentanza come ha ricordato Erich Cossutta, presidente di Confindustria Serbia e vicepresidente di Confindustria Est Europa che raggruppa aziende italiane presenti in 11 Paesi dei Balcani occidentali, di Bulgaria e Romania e, da ieri, anche di Slovenia e Polonia. Cossutta ha ricordato il ruolo di Confindustria sia per quanto riguarda il supporto nelle relazioni con uffici pubblici, dalle agenzie delle entrate alle dogane per le pratiche amministrative sia per le consulenze nelle fasi iniziali di start up per i nuovi insediamenti.
Il forum Context a Milano
«In tutti questi Paesi – ha tenuto a precisare Cossutta – l’Italia ha un ruolo leader sia come investitore che come volume di interscambio, questo ci consente di avere un peso specifico anche nell’interlocuzione con le autorità pubbliche e nelle relazioni industriali». Temi che verranno affrontati il 27 e 28 febbraio prossimi a Milano nella prossima edizione di Context il forum in cui verranno dibattuti tutti i temi relativi all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane.
I segnali di disaffezione
Ma i problemi non mancano come ha segnalato Giuseppe Franchi di Piacenza che da circa 20 anni ha creato a Krupa (nel distretto di Bihac) la Bosankar una nuova azienda per la produzione di cabine per macchine agricole che dà lavoro a 130 persone. «Nella mia azienda – ha osservato Franchi – lavorano anche giovani ingegneri bosniaci che si sono laureati in Italia ma nessuno di loro pensa al proprio futuro in questo Paese, tra i giovani c’è perfino un giudizio negativo verso coloro che non vanno via subito verso Germania o Austria; sono segnali di disaffezione che rendono anche difficili i nuovi investimenti».
I problemi finanziari
Non mancano problemi finanziari come ha richiamato l’ambasciatore italiano. «La Bers, banca europea per gli investimenti nell’Europa dell’Est – afferma Minasi – concede i finanziamenti alla Bosnia per la creazione delle infrastrutture che vengono ripagati attraverso nuove imposte ma senza utilizzare come in altri Paesi il risparmio privato con l’emissione di titoli del debito pubblico, una situazione che evidentemente va corretta».
Per approfondire:
● Il piano di Macron per bloccare l’allargamento dell’Unione
●●Ecco perché l’Europa unita rimane divisa tra est e ovest
https://www.ilsole24ore.com/art/confindustria-est-chiama-raccolta-tutte-imprese-italiane-presenti-bosnia-ACECMO2