Dal 2 giugno, i giudici della Corte raccontano sentenze e cambiamenti della nostra Repubblica. Progetto illustrato a Mattarella
di Raffaella Calandra
Dal 2 giugno, i giudici della Corte raccontano sentenze e cambiamenti della nostra Repubblica. Progetto illustrato a Mattarella
3′ di lettura
Sventola il Tricolore, dalle finestre delle nostre case. In questa Festa del 2 giugno, che dopo i mesi più duri dell’epidemia, abbraccia, da Codogno a Trapani, tutta la Penisola in un rinsaldato sentimento di appartenenza alla Repubblica. «Alla cui origine, si pone anzitutto una comunità sociale e politica», scandisce Marta Cartabia, Presidente della Corte Costituzionale, custode della Carta fondamentale di quell’Italia repubblicana, che nasceva 74 anni fa, col referendum del 2 giugno 1946. E allora non poteva che iniziare da qui – da “La Costituzione e la Repubblica” – il progetto di una libreria di podcast, firmati dai giudici delle leggi, “per diffondere e consolidare il sentimento di appartenenza alla res pubblica, intesa – spiega una nota della Consulta – come «comunità di donne, uomini e istituzioni». Tutto il progetto è stato illustrato dalla presidente Cartabia al capo dello Stato, Sergio Mattarella, in un colloquio al Quirinale, come si legge in una nota del Colle.
Il podcast di Marta Cartabia
Il primo podcast, pubblicato in modo simbolico proprio il 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica, è della presidente, Marta Cartabia, prima donna a guidare la Corte dal dicembre 2019. “L’Italia è una Repubblica democratica”, recita l’articolo uno della Costituzione. E da qui parte l’audio della presidente, ma anche l’intero progetto dei giudici. È rivolta a tutti, la voce di Marta Cartabia, come lo sono quelle di tutti i quindici giudici, che ogni settimana firmeranno un diverso podcast, pubblicato sul sito della Corte Costituzionale, ma anche su quello di Radio24, che seguirà il comporsi di quest’audioteca, con puntate speciali della trasmissione Storiacce (ogni domenica alle 21). Ai podcast della Corte, anche la Treccani dedicherà una sezione sul suo portale.
Un progetto di educazione costituzionale
È la voce il tramite che i giudici scelgono, per accompagnare nel progetto di educazione costituzionale quel popolo italiano, in nome del quale sono emesse tutte le sentenze. E lo fanno con un linguaggio chiaro, valorizzato da una punteggiatura musicale (per il primo audio, la colonna sonora è affidata alle note di Haydn e Händel, ma ci saranno ritmi anche più rock), per ogni podcast, che è oggi tra gli strumenti di comunicazione più diffusi, evoluzione del più antico e versatile dei media, la radio.
L’indice dei podcast
Se il giudice Mario Rosario Morelli racconta la Corte e gli stranieri, Luca Antonini si occupa delle compatibilità economiche; a Giancarlo Coraggio, è affidato il tema del ritardo nella nascita della Corte e le resistenze politiche al controllo di costituzionalità, mentre a Daria de Pretis quello delle donne. Francesco Viganò ci conduce nel carcere, mentre Nicolò Zanon nei meccanismi di votazione della Corte. Il podcast firmato da Giuliano Amato illustrerà gli strumenti, con cui opera la Corte e la loro evoluzione nel tempo. Se Augusto Antonio Barbera ripercorre la nascita della stessa Corte Costituzionale, Franco Modugno racconta la prima sentenza e la svolta rispetto alla legislazione fascista; Giovanni Amoroso, la composizione della Corte, mentre Silvana Sciarra ci conduce nelle sentenze sul mondo del lavoro; ad Aldo Carosi il podcast sul welfare, mentre a Stefano Petitti quello sui referendum e a Giulio Prosperetti il racconto di come si arriva alla Corte e il processo costituzionale.
Sentenze cruciali
Come in un audio libro a puntate, gli ascoltatori potranno ripercorrere la storia di quei cambiamenti, avvenuti anche grazie a sentenze emesse nelle aule settecentesche del palazzo della Consulta. Se oggi, ad esempio, ci sono tanti giudici o pubblici ministeri donne è perché, esattamente sessant’anni fa – con la sentenza n.33 del 1960 – la Corte Costituzionale diede ragione alla battaglia di una giovane giurista, Rosa Oliva, e fece cadere ogni discriminazione nell’accesso alla toga. E così è avvenuto anche per la vita dei lavoratori, degli immigrati, dei detenuti. Grandi svolte, raccontate ai cittadini, che potranno meglio comprendere anche «che i diritti fondamentali costano, che le risorse finanziarie ne condizionano il livello di tutela, ma che esistono – spiega la Consulta – diritti incomprimibili».
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