Soltanto venerdì scorso, subito dopo l’incontro con il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk aveva affidato a una lunga nota il suo pensiero sulle elezioni e sull’Europa. «L’Ue – scriveva Conte – deve essere più attenta ai bisogni dei cittadini, deve perseguire una crescita sana e sostenibile, non può limitarsi a prestare esclusiva attenzione alle politiche di rigore; abbiamo bisogno di un’Europa più forte, più equa, più solidale, che sappia recuperare il gap di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni europee, che possa progredire nell’approccio condiviso sulla gestione dei flussi migratori, che sia pienamente consapevole del suo ruolo nel mondo».
Martedì a Bruxelles annunciava Conte, «rinnoverò questi propositi alla cena di lavoro con i capi di Stato e di Governo europei». Propositi molto ambiziosi che dovranno ora fare i conti con la dura realtà. Il presidente del Consiglio (questa mattina ha avuto contatti sia con Salvini che con Di Maio) si presenta a Bruxelles per il vertice Ue di domani indebolito dal successo della Lega che soltanto pochi giorni fa lo aveva accusato di non essere “super partes” e di porsi come portavoce dei Cinque stelle, grande perdente delle elezioni. Dinamiche che gli altri premier europei conoscono benissimo compresi i sovranisti (l’austriaco Kurz e l’ungherese Orban) che non intendono però fare alcuno sconto al nostro Paese sul fronte della disciplina fiscale concordando quindi con le procedure in arrivo dalla Commissione Ue sui conti pubblici dell’Italia. “I populisti – ha detto oggi il portavoce della Commissione Maragaritis Schinas – non hanno vinto le elezioni, ma le hanno vinte le forze pro-Ue di tutto lo spettro politico”.
Telefonata Conte-Merkel sulle nomine Ue
Il presidente del Consiglio italiano sta cercando di preparare il terreno per la cena di lavoro di martedì tenendo presente che, a differenza di quasi tutti i suoi colleghi, non parteciperà a nessuna delle riunioni dei gruppi politici uscenti del Parlamento europeo che si riuniscono a Bruxelles prima della cena di lavoro non essendo iscritto ad alcun gruppo. Quegli incontri saranno il primo momento di verifica dei risultati elettorali e porranno le basi per la successiva discussione sulle nomine europee. In questo contesto Conte ha avuto con la cancelliera tedesca Angela Merkel uno scambio di opinioni e valutazioni sull’andamento delle elezioni e sulle nomine ai vertici delle istituzioni Ue. Conte e Merkel concordano sulla linea di Tusk per limitarsi in questa prima fase a discutere solo questioni di metodo e quindi non aprire il confronto sui nomi e i gruppi politici.
Il difficile puzzle dei cinque Top Jobs europei
Tutto era più semplice quando i due più numerosi gruppi politici europei, Ppe e socialisti con la maggioranza dei seggi si spartivano senza difficoltà i posti di maggiore responsabilità nelle istituzioni europee. La novità di queste elezioni è la tenuta del fronte europeista sui populisti ma attraverso una formazione più variegata, oltre a Ppe e socialisti i liberali di Alde e forse i verdi (determinanti nel caso in cui i deputati di Orban dovessero abbandonare il Ppe e confluire nel gruppo Lega-Le Pen). Il puzzle dei cinque Top Jobs europei risulta così un esercizio di delicata alchimia dove conta il ruolo dei Paesi, le competenze sui nomi, l’appartenenza ai gruppi e non ultimo l’equilibrio di genere. E’ quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi. Ma il primo impegno dei capi di Stato e di Governo riguarda proprio il metodo che si dovrà seguire per la designazione il 21 giugno prossimo del nuovo presidente della Commissione. Si dovrà decidere se accettare o meno la formula degli “spitzenkandidaten” i candidati scelti. In base ai risultati il presidente designato dovrebbe essere Manfred Weber del Ppe ma tutto fa pensare che il Consiglio Ue non dia il disco verde alla sua designazione. Una via d’uscita che potrebbe salvare il principio degli “spitzenkandidaten” soddisfare le ambizioni dei liberali e rispettare l’equilibrio di genere potrebbe venire dalla designazione dell’ex commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager. In questo caso i due “spitzenkandidaten” del Ppe, Weber e dei socialisti, Timmermans potrebbero venire dirottati a presiedere con due mandati distinti il Parlamento europeo.
Cosa può aspettarsi l’Italia dopo Draghi, Tajani e Mogherini
Il Governo italiano dovrà accettare di vedere esaurita una fase unica che vedeva personalità del nostro Paese ricoprire tre dei cinque Top Jobs europei ossia il Parlamento europeo, la Bce e l’Alto Rappresentante per la politica estera e di difesa europea. Il nome del rappresentante italiano nella Commissione emergerà dal negoziato tra il presidente designato e il Governo italiano. Pensare di ottenere compensazioni sui portafogli economici dopo l’uscita di scena di Draghi sembra molto difficile. Il portafoglio degli Affari economici e finanziari non può certo andare a un Paese sotto osservazione per i conti pubblici così come difficilmente potremmo sperare di ottenere la Concorrenza. Più agevole invece ottenere l’Agricoltura o le Politiche migratorie. Quest’ultimo portafoglio pur avendo poteri limitati potrebbe consentire a Salvini di proseguire anche a Bruxelles le sue battaglie contro l’immigrazione clandestina.
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