Incassata la fiducia con largo margine alla Camera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è al Senato per la votazione di fiducia e il via libera definitivo al suo nuovo governo giallorosso. «La neo presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen riconosce all’Italia il portafoglio più importante che c’è. Sarà un importante presidio per l’Italia» inizia così il discorso del presidente del Consiglio. Il riferimento è alla nomina di Paolo Gentiloni a commissario agli Affari economici. Conte ha promesso che il governo farà di tutto per modificare il Patto di Stabilità e crescita. C’è chi è rimasto fermo all’8 agosto, a chi unilateralmente ha deciso di portare il Paese alle elezioni e alla campagna elettorale al ministro degli Interni. Se questo era lo schema è comprensibile che chiunque l’abbia ostacolato sia diventato un nemico» ha detto Conte rivolgendosi al senatore Matteo Salvini, seduto tra i banchi dell’opposizione. A loro il presidente del Consiglio risponde: «Gli amici di ieri, non diventano avversari, ma nemici. Dare la colpa agli altri è il modo migliore per mantenere la leadership di partito».
I deputati della Lega hanno iniziato a intonare il coro “Dignità” contro il presidente del Consiglio. A loro Conte ha risposto: «La dignità del ruolo e delle funzioni del presidente del Consiglio non può essere riconosciuta se lavora o meno al vostro fianco. Ero l’alfiere dell’interesse nazionale fino a ieri e oggi scopro di non esserlo mai stato. La dignità può arrivare solo nel servire con disciplina e onore il mio Paese. Spiegherete cosa c’è di dignitoso in tutti i vostri voltafaccia delle ultime settimane». Non a caso Conte è stato accolto in Senato tra i fischi della Lega.
«Siamo determinati a contribuire alla crescita economica del Paese e ad aumentare la domanda interna. Mi riferisco alle costruzioni, su quel settore dobbiamo intervenire perché è ad alta redditività e ha effetto moltiplicatore. Dobbiamo intervenire anche nel settore dell’auto. Lavoreremo a rafforzare anche il sistema dell’export. Lì siamo forti ma la congiuntura internazionale ci penalizza». Rispetto al discorso di ieri alla Camera, Conte esce dalle proposte generiche per dire in quali settore il governo agirà. Un passaggio anche sulle piccole e medie imprese: «Piccolo è bello, ma se gli consentiamo di crescere è ancora più bello». Però ancora non ci sono stati riferimenti specifici sulle coperture. «Siete interessati a seguire, o no?», con un tono da professore Conte riprende i deputati più disattenti prima di parlare di un tema delicato: gli affidi ai minori. «Riteniamo sia urgente monitorare le norme vigenti e fare un censimento degli affidi». Un riferimento all’azione della senatrice leghista Lucia Borgonzoni che ha mostrato questa mattina una maglietta che faceva riferimento al caso di Bibbiano.
«Possiamo anche scrivere in modo perspicuo (evidente) una disposizione legislativa ma sarà interpretata in modo costituzionale. La nostra impalcatura sono i principi costituzionali e i trattati internazionali». Tradotto: qualsiasi legge, anche la più dettagliata sarà interpretata dai giudici rispettando la Costituzione italiana. Così Conte ha concluso il discorso riferendosi ai cambiamenti che il prossimo governo farà al Decreto sicurezza bis. Il presidente del Consiglio ha spiegato che il testo sarà modificato seguendo le rilevazioni fatte dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Alle 15.30, o poco più tardi, ci dovrebbe essere la replica di Giuseppe Conte. Poi le due chiamate nominali per chiedere ai senatori se voteranno sì o no. Sulla carta Pd, M5S e Leu, più altri del Misto, potrebbero toccare quota 172. Ma dei quattro grillini espulsi, solo Paola Nugnes ha già annunciato il suo voto favorevole. Gregorio De Falco non ha rivelato come voterà. Mentre Gianluigi Paragone è già schierato per il no. Si temono anche i voti contrari del no Tav Alberto Airola e di Mario Giarrusso e Lello Ciampolillo.
A conti fatti, la somma dei voti di M5s e Pd, al netto dei dissensi espressi e delle assenze, toccherebbe quota 154. A questi si aggiungerebbero i tre voti degli iscritti al gruppo delle Autonomie e i quattro voti di Leu. Quindi quota 161, quella necessaria, sarebbe raggiunta. E superata con i voti favorevoli dei senatori a vita Mario Monti, Elena Cattaneo e Liliana Segre. Emma Bonino invece ha già annunciato che voterà no.
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