PECHINO – È ancora a Pechino, passeggia tra i ponti della Città proibita, scherza («non ho alcuna ambizione di fare l’imperatore») ma già pensa a quello che lo attende a Roma tra le fibrillazioni nel Governo tra i due azionisti di maggioranza Lega e Cinque Stelle e la necessità di definire quanto prima il caso Siri. Giuseppe Conte è quasi sulla scaletta dell’aereo, è soddisfatto per il lavoro fatto in tre giorni di Forum della Belt and Road Initiative, la nuova Via della Seta, l’apprezzamento del presidente cinese Xi Jinping e i contatti con capi di Stato e di Governo su dossier delicati come la crisi libica con il presidente russo Vladimir Putin e quello egiziano Al Sisi.
L’incontro con Siri probabilmente slitta a dopo martedì
Ma l’intervista a “La Stampa” di Salvini che sul caso Siri ricorda «Conte non è un giudice» lo obbliga a chiarire, anche se non vorrebbe.
«Sono d’accordo con Salvini – precisa – e infatti l’ho dichiarato anche io: non sono un giudice. Non è certo con l’approccio del giudice che affronterò il problema». E poi precisa: «non ho letto l’intervista ma i tempi della giustizia sono altri. Io ho fatto l’avvocato e mai fatto il giudice neppure prima: non lo sono adesso». Conte è in volo e rientrerà da Pechino nelle prime ore di lunedì e martedì ripartirà per la Tunisia. È molto probabile dunque – spiegano fonti di Palazzo Chigi – che l’incontro con il sottosegretario Siri non avvenga lunedì ma nei giorni successivi a cominciare da mercoledì.
Dialettica elezioni non rovini stabilità e cambiamento
«In tutti i miei viaggi mi viene spesso sottolineato che ciò che è importante per il bene dell’Italia è la stabilità di Governo – osserva il premier – io e i miei vicepremier ne siamo assolutamente consapevoli e lavoriamo tutti e tre per questo». Poi, aggiunge «c’è la bellezza della democrazia che è la dialettica. E specialmente durante i periodi elettorali è normale accentuare il confronto tra le varie parti. Ma questa dialettica però non deve mettere in discussione il percorso di cinque anni che ci servono per cambiare e migliorare davvero l’Italia».
Ora siampo impegnati nella fase due del governo
Secondo il presidente del Consiglio il lavoro del nuovo Governo «è entrato nella fase 2» con lo sblocca cantieri, il decreto crescita, le strategie per potenziare la ricerca e rinforzare tutto il sistema dell’istruzione. Resta ancora molto fa fare: «dobbiamo – dice – lavorare al turismo, rinforzare il sistema agroindustriale, valorizzare i nostri beni culturali. Abbiamo un’agenda fittissima di lavoro».
Bilancio positivo della visita in Cina
Le ultime ore del suo soggiorno cinese Conte le impoegna in un colloquio con il premier Li, una visita al Museo nazionale cinese per la mostra “The journey back home” sui 796 reperti d’epoca cinese sequestrati dalle forze di polizia italiane nel corso degli anni durante varie operazioni per la tutela del patrimonio artistico e ora restituite alla Cina con il memorandum of understanding.
Il presidente del Consiglio italiano chiede al ministro della Cultura Luo Shugang, che lo accompagna, di poter vedere, per sua personale curiosità, anche l’esposizione dei più antichi reperti archeologici cinesi e viene accontentato. L’ultima giornata di Conte a Pechino coincide anche con la firma di un memorandum di Italgas con la State Grid Corporation per programmi congiunti di distribuzione di gas nelle città cinesi e un’intesa tra i ministeri della Sanità per ridurre le barriere fitosanitarie che limitano le esportazioni italiane di alcuni prodotti agroalimentari.
Conte: giusta nostra intuizione di firmare con Cina
«È stata giusta l’intuizione di firmare il memorandum sulla Via della seta» commenta alla fine Conte e aggiunge: «Sono molto soddisfatto e molto fiducioso sulle opportunità per il sistema Paese». Un accordo che «ci fa ben sperare per l’intensificazione degli scambi commerciali e dei rapporti economici con un partner strategico importante come la Cina». Circa le preoccupazioni europee ed americane per il fatto che l’Italia sia stato il primo Paese del G7 a firmare un simile memorandum con Pechino, Conte assicura che «abbiamo agito nel modo migliore anche per le modalità trasparenti di questo passaggio. Il confronto ci ha consentito di rivendicare e affermare principi di parità di condizioni, sostenibilità finanziaria e ambientale, reciprocità». I tre giorni a Pechino «sono stati intensi e proficui» per Conte anche per i colloqui con altri capi di Stato e di governo su dossier delicati come la crisi libica e il futuro dell’economia mondiale (con il presidente del Fondo monetario Christine Lagarde).
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