Tempo. E’ la parola chiave di oggi nella crisi. Giuseppe Conte ne ha bisogno prima di salire al Quirinale non per dimettersi ma per dare garanzie e numeri sul nuovo gruppo parlamentare di responsabili che dovrebbe sostenerlo in Parlamento. Tempo che opposizione – ma oggi anche il Pd – negano chiedendo di parlamentarizzare immediatamente la crisi. Tempo che anche Mattarella pretende sia breve. Pd, M5s e Leu blindano il premier che chiude con Renzi, la cui “inaffidabilità politica” Nicola Zingaretti certifica davanti ai dem che però chiedono ai responsabili, se ci sono, di uscire allo scoperto. Clemente Mastella, che tira le fila dell’operazione con la consorte Sandra Lonardo, rassicura: “Non cerco i responsabili con il lanternino, ma ci sono. Come i vietcong. E per il sostegno a Conte prima eravamo a meno quattro, poi a meno tre, ora a meno due”. Anche il M5s, che stasera si riunisce in assemblea, con Luigi Di Maio dice “per sempre” no a Renzi e con Di Battista “mai più” ad esecutivi con Iv. Intanto, capigruppo di Camera e Senato si riuniscono, e l’opposizione – con Meloni, Salvini, Tajani, Lupi, Toti e Cesa – convoca un vertice dove ci si appella al Colle e si indica il voto come unica via praticabile. “Si vota in tutta Europa, la democrazia non si può rimandare all’infinito”, dice la Meloni. Iv, dopo lo strappo di ieri, con Faraone oggi si ribella: “Conte accetta le dimissioni di due ministre ma non vuole andare nè al Colle nè in Parlamento. Ma esiste ancora una Costituzione in questo Paese”. Ma Conte ora guarda solo la sabbia che scende nella clessidra della crisi: prenderà l’interim delle due ex ministre Iv, poi in cdm stasera chiuderà sullo scostamento di bilancio, che il Parlamento dovrà varare. Poi in un nuovo cdm il via al decreto Ristori. Due passaggi che gli faranno guadagnare il tempo necessario prima dell’informativa in Aula sulla crisi di governo. Almeno una settimana.
Fonte Ansa.it