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Conte scagiona il Governo: «Disponibili a immunità, ma disimpegno inaccettabile»

il premier su ilva

È «allarme rosso»: il premier apre a «finestra negoziale 24 ore su 24». La tesi: il tema non è l’immunità, ma il disimpegno di ArcelorMittal dagli impegni contrattuali. Giovedì sindacati convocati a Palazzo Chigi

di Manuela Perrone

6 novembre 2019


Giuseppe Conte (Ansa)

2′ di lettura

Al termine di un Consiglio dei ministri durato tre ore e mezza, Giuseppe Conte scende mercoledì in tarda serata nella sala stampa di Palazzo Chigi con il ministro allo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. «Nel corso dell’incontro con ArcelorMittal a nome del Governo ho dato la disponibilità all’immunità – ha affermato il premier – ma è emerso che il tema non è quello, è un falso problema».

La questione, secondo Conte, «è che l’azienda ritiene che gli attuali livelli di produzione, 4 milioni di tonnellate, non riescano a remumerare gli investimenti, non siano sostenibili e non possano assicurare i livelli occupazionali».

Il tentativo di scagionare l’Esecutivo
Il messaggio di Conte sull’immunità penale punta a bypassare le divisioni interne alla maggioranza, con il Pd che preme per un decreto subito e il M5S di Luigi Di Maio che allo scudo penale ha continuato a opporsi anche in Cdm, perché in Parlamento su un eventuale provvedimento i pentastellati si spaccherebbero. Al tempo stesso il premier trasferisce il peso della crisi dell’ex Ilva sul colosso anglo-indiano, i cui vertici richiama «alla responsabilità». «Ci è stato rappresentato l’esubero di 5mila persone: per noi sono 5mila famiglie, senza considerare l’impatto sull’indotto. Non è assolutamente accettabile», sottolinea Conte, annunciando che giovedì 7 novembre vedrà i sindacati.

«Tavolo negoziale 24 ore su 24»
Ma le porte della trattativa sono aperte. Sul piatto, l’Esecutivo mette la disponibilità a «fare tutto quello che è necessario per rilanciare Ilva e Taranto»: «Vogliamo che sia l’hub della transizione energetica, noi siamo il Governo del Green New Deal». Entro «un paio di giorni», però, pretende risposte da ArcelorMittal. E chiede la preservazione del piano industriale, la continuità di quello ambientale e la tutela dei «medesimi livelli occupazionali». Anche perché, ricorda il premier, il progetto industriale «ci è stato presentato non a seguito di una acquisizione di mercato, ma di una procedura a evidenza pubblica». E qui Conte parla apertamente di un «disimpegno da impegni contrattuali assunti al termine di una gara, che rende ingiustificabile ciò che ci è stato prospettato». Più tardi precisa: il fatto che ArcelorMittal si sia rivolta al tribunale non significa che abbia ragione. Lasciando prefigurare una guerra a colpi di carte bollate.

La ricerca della «compattezza»
In più passaggi il presidente del Consiglio evoca la «compattezza e la coesione» del Governo, ma anche delle forze di opposizione: «È l’intero Paese che deve reggere l’urto di questa sfida, sarebbe deprecabile se iniziassimo a coltivare discussioni sterili su questo fronte». Un appello che pare rivolto anche e soprattutto alla sua maggioranza, che procede in ordine sparso. Prova ne sia che proprio mentre Conte garantiva in conferenza stampa di aver offerto a Mittal il ripristino dello scudo, dai Cinque Stelle si rimarcava la totale distanza con il Pd su questo punto. La soluzione, se c’è, è ancora lontanissima.

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