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Coronavirus, Fontana: dalle critiche alla zona rossa al «chiudiamo tutto»

L’EMERGENZA

In una prima fase il presidente della Regione era a favore di misure meno stringenti, ma negli ultimi giorni, anche con l’aggravarsi della situazione, ha messo in evidenza la necessità di adottare soluzioni più dure

di An.C.

10 marzo 2020


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2′ di lettura

Una girandola di dichiarazioni che hanno preceduto e accompagnato la decisione del Governo di fare dell’Italia un’unica zona rossa per arginare la diffusione. Toni che sono passati dalla richiesta di non mettere in campo soluzioni drastiche che potessero mettere in ginocchio le aziende, già di per sé alle prese con un calo degli ordinativi, a quella di ricorrere a misure ancora più rigide.

È il quadro che emerge ripercorrendo le dichiarazioni e gli interventi del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Una volta appurato che una sua collaboratrice era risultata positiva ai controlli, e nonostante si fosse sottoposto al tampone con esito negativo, il Governatore leghista si è posto in auto-isolamento.

Fontana: chiudere negozi, uffici e trasporti
Tutti i «12 sindaci della Lombardia – ha detto il Governatore in un’intervista a SkyTg24 – mi hanno incaricato di rivolgermi al governo per chiedere un ulteriore irrigidimento delle misure». Secondo Fontana, in particolare, si dovrebbero «chiudere le attività commerciali» non essenziali e «il trasporto pubblico locale e quelle attività imprenditoriali che possono essere chiuse». Soluzioni molto stringenti che possono essere giustificate dal fatto che la sanità lombarda si sta attrezzando per nuovi letti di terapia intensiva ma «stiamo arrivando ai limiti massimi».

Il Coronavirus è poco più di una banale influenza
La posizione di Fontana è cambiata nella sostanza, anche in relazione all’aggravarsi della situazione che con il passare dei giorni ha avuto un impatto via via più duro sul sistema sanitario. Il 24 febbraio il Governatore spiegava che «l’allargamento della zona rossa per il momento non viene preso in considerazione, non penso ci siano le condizioni». «Cerchiamo di sdrammatizzare – affermava il giorno successivo in un intervento al Consiglio regionale – è una situazione senz’altro difficile, ma non così tanto pericolosa: il virus è molto aggressivo nella diffusione ma molto meno nelle conseguenze. È poco più di una normale influenza e questo lo dicono i tecnici». «Bisogna far capire ai cittadini – aggiungeva davanti alle telecamere di Porta a Porta – che si può continuare a vivere, nonostante il Coronavirus, anche se con delle cautele e qualche piccola rinuncia». Ma con l’aggravarsi della situazione la linea è cambiata, come dimostrano le ultime dichiarazioni. Anche perché oggi non è solo la Lombardia a dover fronteggiare una situazione di emergenza, ma l’Italia tutta.

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