Il dramma scatenato dal coronavirus può trasformare un «inciucio» – come lo chiamava Salvini – in un’offerta alle altre forze per salvare il Paese
di Lina Palmerini
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Lui dice di aver messo la «bandierina da pioniere» in tempi in cui di coronavirus non si parlava ma c’erano già i dati sulla frenata dell’economia italiana. «Adesso però è arrivato l’imprevisto che rende la crisi più drammatica».
La proposta di governo istituzionale
Così Giancarlo Giorgetti vede tornare in campo la sua proposta di governo istituzionale spinto da un evento che nessuno poteva immaginare ma che può agire da detonatore. La combinazione tra l’allarme sanitario, il pericolo di una pesante recessione, il fatto che i partiti di Governo non sono maggioranza nel Paese – e tantomeno nelle zone del Nord – diventa una somma di debolezze molto forti. Ed è su queste che intende spingere la Lega.
Salvini da Mattarella
Salvini sembra si sia convinto della soluzione Giorgetti che finora aveva trattato a corrente alternata: un giorno apriva uno spiraglio, l’altro lo chiudeva. Invece mercoledì c’è stata un po’ una svolta, nel senso che il capo leghista ha fatto sapere di aver chiesto un incontro a Sergio Mattarella e ha detto di essere disposto a un Governo di scopo purché «con una data certa per il voto». La novità non è solo la richiesta di colloquio con il capo dello Stato ma il fatto che sia uscito dal disco rotto delle “urne subito”.
Il coronavirus cancella la parola “inciucio”
Quello che è cambiato è sotto gli occhi di tutti. È il dramma scatenato dal coronavirus che ora può trasformare un «inciucio» – come lo chiamava lo stesso Capitano – in una offerta alle altre forze per salvare il Paese. Non è detto che si farà strada, ci sono ancora diversi passaggi da consumare che non dipendono solo dai partiti ma saranno legati soprattutto alle condizioni economiche. Un po’ come è accaduto in passato, la tenuta di una maggioranza – e questa è già fragile – può essere compromessa dalla crisi finanziaria di cui molti parlano apertamente.
Voto incompatibile con crisi finanziaria
E dunque se questi sono i rischi, chiedere le urne diventerebbe un nonsenso. Se c’è un allarme, infatti, i tempi per allestire le elezioni – circa due mesi dallo scioglimento delle Camere – e poi per formare un Governo sarebbero incompatibili con l’urgenza di riparare ai danni che arrivano. Insomma, il martellamento di Salvini sul «voto subito» perderebbe forza e infatti lui ha parlato di un governo con «data certa per le elezioni».
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