Il Viminale deve comunicare alla Farnesina 60 giorni prima del voto l’elenco degli aventi diritto residenti fuori dall’Italia
di Andrea Marini e Marta Paris
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Una questione di comunicazione istituzionale tra il Viminale e la Farnesina. È questo nodo che allunga i tempi per la data di un eventuale voto anticipato. In teoria il testo unico delle elezioni (Dpr 361 del 1957) prevede che il decreto che convoca i comizi elettorali debba essere pubblicato non oltre il 45° giorno antecedente la data del voto (il massimo è 70 giorni, come dice l’articolo 61 della Costituzione). Tuttavia, da quando c’è il voto degli italiani all’estero (nel 2003) la possibilità di andare ai seggi entro un mese e mezzo è diventata impraticabile: perché almeno 60 giorni prima del voto, il ministero dell’Interno deve comunicare a quello degli Esteri l’elenco provvisorio degli italiani residenti oltreconfine aventi diritto di voto.
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La procedura
I 60 giorni di tempo fissati per la trasmissione dell’elenco provvisorio sono necessari per poter predisporre le liste degli elettori. Queste dovranno tener conto dei dati dell’Aire (Anagrafe Italiani residenti all’estero) , tenuti dai Comuni, e di quelli degli schedari consolari con le segnalazioni dei cittadini che hanno indicato entro 90 giorni il trasferimento all’estero.
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Il diritto di opzione
Chi è residente all’estero e vuole votare per le elezioni politiche, può farlo per corrispondenza, oppure tornare in Italia. In quest’ultimo caso, la decisione va comunicata all’ufficio consolare entro il 31 dicembre dell’anno precedente la scadenza della legislatura. Quando però ci si trova di fronte a una conclusione anticipata della legislatura, l’opzione potrà essere esercitata entro il 10° giorno successivo all’indizione delle elezioni.
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