Escluso scioglimento su base discrezionale. In una nota il Quirinale precisa che già precedentemente è stato espresso sconcerto, nelle sedi istituzionali proprie, sulla commistione tra politica e magistratura
di Nicola Barone
Escluso scioglimento su base discrezionale. In una nota il Quirinale precisa che già precedentemente è stato espresso sconcerto, nelle sedi istituzionali proprie, sulla commistione tra politica e magistratura
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«Se i partiti politici e i gruppi parlamentari sono favorevoli a un Consiglio superiore della magistratura formato in base a criteri nuovi e diversi, è necessario che predispongano e approvino in Parlamento una legge che lo preveda: questo compito non è affidato dalla Costituzione al presidente della Repubblica ma al Governo e al Parlamento». Dopo giorni di nuove tensioni connesse al “caso Palamara”, un cortocircuito che ha colpito nell’immagine l’organo di autogoverno della magistratura, è il Quirinale a intervenire con una nota. «Per quanto superfluo», si osserva, va chiarito che «il presidente della Repubblica si muove – e deve muoversi – nell’ambito dei compiti e secondo le regole previste dalla Costituzione e dalla legge e non può sciogliere il Consiglio superiore della magistratura in base a una propria valutazione discrezionale».
Scioglimento metterebbe a rischio sanzioni
In aggiunta viene ricordato che un eventuale scioglimento del Consiglio superiore della magistratura «comporterebbe un rallentamento, dai tempi imprevedibili, dei procedimenti disciplinari in corso nei confronti dei magistrati incolpati dei comportamenti resi noti, mettendone concretamente a rischio la tempestiva conclusione nei termini previsti dalla legge».
Già espressa riprovazione per degenerazioni Csm
Dal tenore delle parole usate, traspaiono tutti i sentimenti del Capo dello Stato rispetto all’accaduto. «In riferimento alle vicende inerenti al mondo giudiziario, assunte in questi giorni a tema di contesa politica, il presidente della Repubblica ha già espresso a suo tempo, con fermezza, nella sede propria – il Consiglio superiore della magistratura – il grave sconcerto e la riprovazione per quanto emerso, non appena è apparsa in tutta la sua evidenza la degenerazione del sistema correntizio e l’inammissibile commistione fra politici e magistrati», si ricorda richiamando quanto detto dal presidente Sergio Mattarella circa un anno fa.
Riforma per restituire prestigio e credibilità
Il presidente della Repubblica già da tempo si è «augurato che il Parlamento provvedesse ad approvare una adeguata legge di riforma delle regole di formazione del Csm. Una riforma che contribuisca – unitamente al fondamentale e decisivo piano dei comportamenti individuali – a restituire appieno all’ordine giudiziario il prestigio e la credibilità incrinati da quanto appare, salvaguardando l’indispensabile valore dell’indipendenza della Magistratura, principio base della nostra Carta».
Bonafede: seguiamo strada indicata da Mattarella
Le conversazioni venute fuori nell’ambito del cosiddetto “caso Palamara” sono state causa di un terremoto dentro la magistratura, facendo franare la giunta dell’Anm, e hanno spinto il ministro della Giustizia e la sua maggioranza ad accelerare sulla riforma del Csm. «Ancora una volta il presidente della Repubblica ci indica una strada, che è quella migliore: se le forze politiche hanno qualcosa da “dire” hanno la possibilità di fare una riforma. Ed è quello che stiamo facendo», commenta il Guardasigilli.
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