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Da Minniti a Gentiloni e Patuanelli, ecco i nomi per il Conte bis

la trattativa m5s-pd

Zingaretti pronto a far cadere il veto su Conte se ai Dem andranno i ministeri chiave di Interni, Esteri ed Economia

di Emilia Patta

25 agosto 2019


 

3′ di lettura

Spinto all’interno del Pd non solo dai renziani ma anche da pezzi importanti della sua stessa maggioranza come Dario Franceschini nonché da pezzi da novanta come Romano Prodi, alla fine Nicola Zingaretti sta considerando seriamente di sbloccare la trattativa con il M5s per la formazione del governo facendo cadere il veto su Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Ma la richiesta di discontinuità resta tutta: se il Pd fa un passo indietro su Conte servono ministeri pesanti per il Pd e un rinnovamento della compagine ministeriale del M5s. Sembra comunque che alcuni ministri resteranno al loro posto: probabilmente Elisabetta Trenta alla Difesa e Giulia Grillo alla Sanità. Il nodo più grande sembra essere il destino del capo politico del M5s: Luigi Di Maio potrebbe restare al suo posto se i pentastellati insistessero oppure potrebbe andare in una casella minore come vorrebbe il Pd.

La trattativa si sta sviluppando sullo “scambio” tra Conte a Palazzo Chigi, dunque, e alcuni ministeri chiave al Pd: Interni (potrebbe essere Marco Minniti ma resta l’ipotesi di Raffaele Cantone o, anche se più improbabile, del capo della Polizia Franco Gabrielli), Esteri (il candidato del Pd per questa casella è Paolo Gentiloni) e naturalmente Economia: in casa zingarettiana si fanno i nomi di Antonio Misiani, attuale responsabile economico del Pd, e in casa renziana di Roberto Gualtieri, presidente della commissione Bilancio a Strasburgo, ma sullo sfondo resta il ritorno di Pier Carlo Padoan. E non è esclusa la conferma di Giovanni Tria nel caso di impasse.
Zingaretti non vuole replicare la diarchia dei vicepremier, anche perché è contrario alla stesura di un contratto di governo sul modello dell’accordo tra Di Maio e Matteo Salvini a inizio legislatura. Ed è interessato a coinvolgere un dirigente vicino a Matteo Renzi per “blindare” ancora di più il governo: il nome è quello di Ettore Rosato, che potrebbe anche andare in un ministero importante come la Difesa. E nel governo dovrebbe essere coinvolto anche Lorenzo Guerini, anche lui renziano della corrente Base riformista e attuale presidente del Copasir, anche perché la commissione sui Servizi a quel punto andrebbe all’opposizione come da prassi: Guerini potrebbe prendere proprio la delega ai Servici segreti che il premier Conte dovrebbe lasciare come da lui stesso informalmente assicurato. Tra i dem che potrebbero essere coinvolti nel governo anche Franceschini (Cultura) e il vicesegretario Andrea Orlando (Giustizia). L’altra vicesegretaria Paola De Micheli potrebbe andare a Palazzo Chigi come sottosegretaria.
Da parte sua Renzi è soddisfatto per il fatto che alla fine sta passando la sua linea del no veti a Conte. Ma nonostante la “blindatura” con un suo uomo immaginata da Zingaretti, che vorrebbe coinvolgere anche il capogruppo alla Camera Graziano Delrio per liberare la casella, l’ex premier non ha abbandonato il progetto di formare – pur continuando ad appoggiare il governo Conte bis – un “partito del Pil” che coinvolga in prospettiva anche un pezzo di Forza Italia. Una volta lanciato il progetto potrebbero dividersi anche i gruppi parlamentari: invece di un patto a due a quel punto il governo Conte si baserebbe su un patto a tre.

Conte a Palazzo Chigi implica anche un uomo del Pd come commissario Ue nella squadra di Ursula Von der Leyen: se Gentiloni sarà ministro degli Esteri la candidatura naturale è quella di Enrico Letta (sullo sfondo anche Piero Fassino e Gualtieri se non dovesse essere coinvolto nel governo).
E il M5s? Della vecchia compagine rimarrebbero Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede (non è detto nelle caselle che ricoprono ora, ossia ai Rapporti col Parlamento e per la democrazia diretta e alla Giustizia). Al posto di Danilo Toninelli alle infrastrutture potrebbe andare un ministro Pd. In caso contrario questa casella potrebbe essere riempita da Stefano Patuanelli, capogruppo del M5s in Senato e uno dei più attivi trattativisti nei giorni scorsi (per Toninelli la buonuscita sarebbe prendere il posto di Patuanelli come capogruppo in una sorta di staffetta). Patuanelli, in ogni caso, è destinato ad entrare nella nuova compagine governativa. Tra i nuovi ingressi nella compagine ministeriale anche Lorenzo Fioramonti, attualmente viceministro all’Istruzione: i Cinquestelle pensano a lui per lo Sviluppo economico se Di Maio dovesse andare altrove.

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