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Dai contratti a termine al salario minimo, gli altolà della Lega a M5s sul lavoro

 

Prima i paletti sul salario minimo, poi la revisione del decreto dignità, a quasi un anno dalla sua entrata in vigore. Sui temi del lavoro il Carroccio sta imponendo una sorta di “manutenzione straordinaria”, con numerosi altolà agli alleati M5s.
Come anticipato dal Sole 24 Ore, a fine mese verrà incardinata in commissione Lavoro alla Camera una proposta di legge (A.C. 1818) elaborata dai deputati del Carroccio (prima firmataria, l’onorevole Elena Murelli) che, all’articolo 4, apre a una modifica di peso al dl 87, proprio sull’aspetto più delicato del provvedimento, vale a dire la re-introduzione delle causali nei contratti a termine (e anche nella somministrazione), che diventano obbligatorie, in caso di proroghe, dopo i primi 12 mesi “liberi”.

Con il salario minimo mille euro in più l’anno per 2,9 milioni di lavoratori

Ai contratti collettivi l’indicazione di nuove causali
L’effetto di un simile giro di vite – in vigore pieno da novembre 2018 – lo si è visto subito, con il crollo delle nuove attivazioni di contratti a termine e il boom del turn-over all’avvicinarsi dei 12 mesi “liberi” di rapporto, solo in parte compensato dall’aumento delle stabilizzazioni. Per “dribblare” le causali, la Lega, con l’articolo 4 della proposta di legge Murelli, corregge il decreto dignità, facendo rientrare nella partita la contrattazione collettiva maggiormente rappresentativa (anche aziendale o territoriale), alla quale viene affidato il compito di indicare «ulteriori specifiche condizioni» per ricorrere a un rapporto a tempo; insomma, si potranno individuare “causali aggiuntive” rispetto a quelle fissate ex lege dal decreto dignità.

I paletti al salario minimo
Ma la Lega in questi ultimi giorni si è mossa all’attacco anche sul salario minimo, cavallo di battaglia del M5s. In vista del tavolo tecnico per definire una linea comune, la Lega ha indicato tre paletti al Disegno di legge Catalfo, presentato dal M5S a luglio del 2018, e fermo in stand by in commissione Lavoro proprio per le perplessità del Carroccio. Il primo è la richiesta di limitare l’applicazione di minimi orari di 9 euro lordi l’ora «solo ai settori e alle categorie non regolamentate dalla contrattazione collettiva». Secondo, è che nei 9 euro l’ora siano compresi «gli elementi fissi e variabili della retribuzione». Il terzo paletto è la spinta a dare più peso alla contrattazione territoriale e comunque alle parti sociali maggiormente rappresentative (una richiesta in chiave anti dumping).

I timori della Lega per l’impatto sul costo del lavoro
Se i 5Stelle premono per l’approvazione della legge sul salario minimo anche perché guardano a quel mondo dei lavoratori della gig economy e alle partite Iva come potenziale serbatoio di voti, la Lega invece teme gli effetti negativi dell’introduzione della soglia minima di 9 euro lordi l’ora sul mondo produttivo di piccole imprese, artigiani e commercianti che storicamente rappresenta la base elettorale del Carroccio.

In aula al Senato la settimana prossima
Il disegno di legge è calendarizzato in aula al Senato tra mercoledì 19 e giovedì 20 giugno, ma con la formula «ove concluso dalla Commissione». Questi giorni serviranno, anzitutto all’interno della maggioranza, a definire una posizione comune per sbloccare definitivamente la partita.

 

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