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Dal bilancio al clima, all’Ucraina: gli altri dossier sul tavolo del Consiglio europeo

Oltre alle nomine e alla trattativa tra l’Italia e i partner Ue per scongiurare l’apertura di una procedura di infrazione, sul tavolo del Consiglio europeo di oggi e domani ci saranno altri dossier, più o meno paralleli, più o meno connessi: dal quadro finanziario pluriennale ai cambiamenti climatici, della disinformazione, alle minacce ibride, fino alle relazioni esterne.

Per quanto riguarda le nomine, è molto probabile che questa notte i 28 capi di Stato e di governo della Ue faranno molto tardi. Il braccio di ferro sulla nomina dei presidenti di Commissione, Consiglio europeo e Bce più quella del “ministro” degli esteri e responsabile della politica di sicurezza durerà parecchio e non è escluso che alla fine un’intesa non arrivi.

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Confronto sul bilancio comunitario
Al di là delle nomine, il tema più di peso, anche per la partita politica che si gioca per la sua definizione, è quello del bilancio comunitario. Il Consiglio europeo, ricorda un dossier parlamentare redatto in occasione della due giorni, dovrebbe accogliere con favore i progressi compiuti sotto la Presidenza rumena sul futuro quadro finanziario pluriennale e invitare a sviluppare ancora di più i negoziati sotto la presidenza finlandese, che partirà il primo luglio. Bruxelles auspica un accordo in Consiglio entro ottobre di quest’anno (ovvero prima dell’insediamento della nuova Commissione). Per il governo italiano occorre raggiungere un accordo sul quadro finanziario pluriennale in tempi rapidi, ma non a scapito della qualità. L’Italia chiede anche che il bilancio sia flessibile così da essere impiegato in maniera efficace in situazioni di emergenza (disoccupazione giovanile, disastri naturali, crisi migratorie).

Il confronto sul quadro finanziario pluriennale 2021 – 2027
A quale punto della trattativa siamo? Il 2 maggio la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure nelle quali si delinea il prossimo quadro finanziario pluriennale dell’Ue (Qfp) per il periodo 2021-2027, predisposto per un’Unione europea a 27 Stati membri, in considerazione dell’uscita del Regno Unito. Le proposte prevedono, tra le altre cose, una nuova ripartizione delle risorse, una serie di innovazioni finalizzate ad accrescere la flessibilità del Qfp e prefigurano modifiche parziali per le fonti mediante le quali è alimentato il bilancio dell’Unione europea. È inoltre fissata una revisione intermedia del Qfp entro la fine del 2023, in analogia a quanto è accaduto nell’attuale ciclo di programmazione.

Le conseguenze dell’uscita del Regno Unito
Nel complesso il pacchetto prevede, per i sette anni del ciclo di programmazione, stanziamenti pari a 1.135 miliardi di euro a prezzi costanti in termini di impegni, in aumento rispetto al quadro finanziario attuale (959,9 miliardi). In questo scenario serviranno, anche in considerazione dell’uscita del Regno Unito – situazione che secondo la Commissione europea determinerà una riduzione nel bilancio annuale dell’Ue tra i 10 e i 12 miliardi di euro – maggiori sforzi agli Stati membri dell’Ue a 27.

La nuova ripartizione delle risorse
La Commissione propone di aumentare le risorse destinate ad alcuni settori che considera prioritari. Da ricerca innovazione e agenda digitale (115,4 miliardi di euro, +60%) alla difesa e sicurezza interna (27,5 miliardi, di cui 13 per il nuovo Fondo europeo); dalla migrazione e gestione delle frontiere (34,9 miliardi, +154,7%) all’azione esterna (123 miliardi, +22%), ai giovani (i fondi Erasmus passano da 15 a 30 miliardi). Allo stesso tempo, Bruxelles prefigura tagli alle risorse destinate alla politica agricola comune (Pac) e alla politica di coesione. Secondo la Commissione, la Pac subirebbe una riduzione del 5% a prezzi correnti rispetto al periodo 2014-2020 (per l’Italia sarebbero circa 4,7 miliardi in meno) . La politica di coesione, invece, subirebbe un taglio del 7 per cento (per l’Italia sembrerebbe esserci un aumento da 36 a 43 miliardi di euro circa).

Le divisioni sul bilancio tra i 27
Attualmente nell’Unione ci sono due posizioni. La prima: è quella di Austria, Danimarca, Paesi Bassi, Germania e Svezia. Questi paesi chiedono un bilancio sostenibile, che non vada oltre l’1% del reddito nazionale lordo dei 27 Stati membri e che finanzi le nuove priorità e i settori che possono supportare maggiormente la competitività europea tramite maggiori tagli alle politiche tradizionali, come Pac e coesione. La seconda posizione: è quella di Estonia, Grecia, Italia, Lituania, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Ungheria. Questi paesi considerano insufficiente il pacchetto delineato dalla Commissione europea e chiedono risorse sufficienti per finanziare non solo le nuove priorità (migrazioni, difesa, sicurezza) e i settori fondamentali per la competitività dell’Ue (ricerca e innovazione, infrastrutture, spazio, digitale), ma anche le politiche tradizionali (politica agricola comune e politica di coesione), mantenendo le dotazioni di queste ultime al livello dell’attuale quadro finanziario pluriennale.

Il dossier sul clima
Oltre a nomine Ue e bilancio comunitario, tra i dossier sul tavolo del Consiglio europeo di oggi e domani c’è anche il clima. Le conclusioni del Consiglio europeo dovrebbero richiamare il vertice sull’azione per il clima convocato dal Segretario generale dell’Onu, mettendone in evidenza l’importanza per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, sottoscritto nel dicembre del 2015.

La disinformazione e le fake news
Il Consiglio europeo dovrebbe ribadire la richiesta, già formulata in precedenti riunioni, di un impegno costante di sensibilizzazione sui temi della disinformazione e del rafforzamento delle democrazie europee di fronte a tale fenomeno. Inoltre il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare come l’Unione europea debba garantire una risposta coordinata alle minacce ibride, ribadendo al contempo la necessità di ulteriori sforzi congiunti per proteggere da attività dolose le reti di informazione e comunicazione dell’Unione europea, nonché i suoi processi decisionali.

Sul tavolo anche le mosse della Federazione russa con l’Ucraina
Infine, il tema relazioni esterne. Il Consiglio europeo dovrebbe pronunciarsi sul Partenariato orientale, su quello strategico con l’Africa, sui rapporti tra Unione europea e Marocco e sulla Russia. Questo è il capitolo più scivoloso. Sullo sfondo i rapporti con l’Ucraina,e la crescente ingerenza russa sul paese. Il Consiglio europeo dovrebbe esprimere preoccupazione per il decreto presidenziale che di recente ha semplificato le procedure di rilascio dei passaporti in alcune zone delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk, in contrasto con lo spirito e gli obiettivi dell’accordo di Minsk. Dovrebbe anche ribadire la richiesta di rilascio senza condizione dei marinai ucraini detenuti, di restituzione delle imbarcazioni sequestrate e di ripristino del libero passaggio di tutte le navi attraverso lo stretto di Kerch, in conformità al diritto internazionale. Il Consiglio europeo potrebbe dichiararsi pronto a esaminare ulteriori opzioni, tra le quali il non riconoscimento dei passaporti russi rilasciati illegalmente, e dovrebbe chiedere l’immediata ripresa degli sforzi negoziali in vista dell’attuazione dell’accordo di Minsk e l’adozione di misure volte a ristabilire la fiducia tra le parti.

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