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Dal Ddl acqua pubblica alla legittima difesa, i provvedimenti a rischio slittamento per le distanze nella maggioranza

Due proposte di legge che vanno a lambire temi politicamente sensibili per le due forze di maggioranza: l’acqua pubblica, per M5S, e la legittima difesa, per la Lega. Nel primo caso, il Carroccio ha molti dubbi. Nel secondo, a nutrire perplessità sono i perntastellati. Risultato: entrambe sono a rischio slittamento.

Circa 240 emendamenti alla proposta sull’acqua pubblica
La proposta di legge sulla gestione pubblica del ciclo delle acque, cavallo di battaglia di M5S, è all’esame della commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera dove la settimana prossima verranno espressi i pareri sui circa 240 emendamenti depositati e da quella successiva si procederà alle relative votazioni (il 25 marzo è previsto il via alla discussione generale nell’Aula di Montecitorio). La relatrice, e prima firmataria della proposta, Federica Daga (M5S), non esclude comunque riformulazioni, in chiave di “apertura”, alle proposte di modifica presentate da maggioranza e opposizione. L’obiettivo è velocizzare l’iter di esame parlamantare. Le perplessità leghiste sono evidenti. In vari comuni del Nord gli amministratori leghisti sono in prima fila nella lotta contro quelli che chiamano “carrozzoni”, ossia società pubbliche che gestiscono l’acqua e che suscitano interrogativi sui costi necessari a mantenerli, sul numero dei loro amministratori e sui loro requisiti.

Il rinvio dell’esame alla Camera della legittima difesa
Ma se la strada per questo provvedimento, anche considerata la mole e la provenienza delle proposte di ritocco piovute, si preannuncia in salita, quella della legittima difesa non sembra in discesa. Matteo Salvini ha tentato di blindare il provvedimento-bandiera della Lega e ha assicurato che «sarà legge entro marzo». Un chiarimento che è giunto dopo il rinvio dell’esame della Camera, il 5 marzo, chiesto dal suo stesso partito ufficialmente per motivi tecnici.

Alla base della scelta ci sarebbe il timore di incappare in uno sgambetto in aula della parte dei Cinque Stelle contrari alla stretta. La riforma targata Carroccio infatti non ha mai convinto del tutto una parte dei pentastellati che già durante l’esame al Senato ha tentato di depotenziarla, salvo poi riallinearsi. Se non ci fosse stato lo slittamento, questa componente avrebbe potuto, dopo la doccia fredda delle elezioni in Abruzzo e in Sardegna, cogliere l’occasione per tentare una spallata in aula, così da lanciare un messaggio al leader politico del Movimento, Luigi Di Maio: dopo il passo falso elettorale, sarebbe stato il messaggio dietro a questa mossa, occorre cambiare linea politica, e renderla meno sovrapponibile a quella dell’alleato di governo. La Conferenza dei Capigruppo di Montecitorio ha deciso che la Camera esaminerà la pdl sulla legittima difesa il 5 marzo. Giorni che serviranno al vertice politico dei Cinque Stelle per tentare di ricomporre le fratture all’interno del Movimento. Anche se con l’avvicinarsi delle Europee del 26 maggio le distanze tra Lega e Cinque Stelle potrebbero aumentare.

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