Nel complesso cammino politico-parlamentare verso le urne per la guida di Palazzo Chigi si prospettano soluzioni diverse, ciascuna con pro e contro, che saranno il “sudoku” del capo dello Stato Sergio Mattarella nelle sue (brevi) vacanze sull’isola della Maddalena
Nessun nuovo esecutivo
Conte dimissionario per gli affari correnti
Elezioni il prima possibile
Una volta votata la sfiducia a Giuseppe Conte, in assenza di una maggioranza in grado di dare il sostegno ad un altro esecutivo (anche solo in grado di traghettare il Paese al voto), resterà in carica lo stesso governo Conte dimissionario ma solo per gli affari correnti (quindi senza approvare misure politicamente rilevanti). Con il governo Conte dimissionario, la data del voto sarebbe comunque la prima disponibile sul calendario. Ci sarebbe il nodo del ministro dell’Interno uscente, Matteo Salvini, che sarebbe anche uno dei prossimi candidati premier (il Viminale gestisce le operazioni di voto).
Esecutivo di transizione
Governo di garanzia ma subito sfiduciato
Voto subito ma senza strappi
Con Giuseppe Conte che viene sfiduciato in parlamento, il capo dello Stato potrebbe dare l’incarico di andare a Palazzo Chigi a una figura che possa formare formare un nuovo governo “tecnico-elettorale”. Si tratterebbe di un esecutivo non in grado di ottenere una nuova maggioranza e quindi destinato ad essere battuto già nella fiducia iniziale. Tuttavia, darebbe una maggiore garanzia di imparzialità e permetterebbe un corretto svolgimento della campagna elettorale. In questo scenario il ritorno alle urne dovrebbe essere garantito nella prima data utile.
Esecutivo salva-conti
Governo tecnico per fare la manovra
Elezioni soltanto nel 2020
Altro scenario di uscita dalla crisi aperta dalla mossa del leader della Lega Matteo Salvini è quella di un governo «salva-conti», vale a dire un esecutivo di responsabilità con un orizzonte limitato ad un solo obiettivo: varare la legge di bilancio 2020 entro il 31 dicembre, evitare che scatti l’aumento dell’Iva dall’anno prossimo e scongiurare l’esercizio provvisorio. Il presupposto di questo scenario è un consenso abbastanza ampio tra tutte le principali forze politiche presenti in parlamento. Nonché un rinvio delle elezioni a inizio 2020.
La soluzione austriaca
Governo elettorale con l’ok di tutti
Garanzia verso il voto
È l’ipotesi di un governo guidato da una figura istituzionale di garanzia, con il sostegno dei principali partiti, per andare alle urne il prima possibile. È la soluzione austriaca: dopo l’Ibiza-gate che ha portato alla caduta del governo del popolare Sebastian Kurz appoggiato dalla destra del Fpö, il capo dello Stato ha dato l’incarico di formare il governo alla presidente della Corte costituzionale austriaca Brigitte Bierlein. Con l’obiettivo di formare un governo di super tecnici, di garanzia e il più neutro possibile, con il sostegno di popolari, socialisti e Fpö, in grado di portare il paese alle elezioni di settembre.
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