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Dalla cannabis ai nomadi: in Italia campagna elettorale distante dall’Europa

Dalla cannabis ai rom, ai casi Siri e Fontana che fanno tornare alla mente i tempi di Tangentopoli, nella campagna elettorale in vista delle Europee del 26 maggio il tema dell’Europa che sarà (o che dovrebbe essere) è relegato a un ruolo di comprimario, dove invece la parte del protagonista ricade su dossier più prettamente interni. Segno che la partita europea viene vissuta dai due azionisti di maggioranza dell’esecutivo Conte, Lega e Cinque Stelle, come un’occasione per strappare consensi all’alleato di governo, così da dettare l’agenda delle priorità politiche a partire dal 27 maggio.

Anche dopo la pubblicazione da parte della Commissione europea delle previsioni economiche di primavera, che hanno messo in evidenza il rischio di una deriva delle finanze pubbliche italiane, la barra del dibattito politico è rimasta su temi che con Bruxelles hanno poco a che vedere, almeno in prima battuta. Ciò nonostante le previsioni di Bruxelles non siano piaciute al governo giallo verde in quanto, per dirla con Conte, ingenerose e pregiudizionalmente negative. Insomma, la priorità resta ai nodi di politica interna, in un turbinio di provocazioni da una parte e dall’altra. Tutto questo mentre mancano 18 giorni alle Europee.

I due temi forti: corruzione e flat tax
Il giorno dopo la prova di forza in Consiglio dei ministri che ha visto il presidente del Consiglio revocare la delega al sottosegretario leghista Armando Siri, continua la marcatura stretta di Di Maio su Salvini (e viceversa). Mentre infatti il pentastellato ribadisce che il governo può cadere solo sul tema della corruzione, Salvini rilancia e chiarisce che per lui il vero nodo è la riduzione della pressione fiscale, anche attraverso la flat tax.

Il pressing di Salvini contro la cannabis libera
Il leghista va i pressing anche sulla chiusura dei negozi di cannabis legale, i cannabis shop. Un tema, quest’ultimo, che il vicepremier del Carroccio cavalca anche in queste ore. Per prima cosa chiede di ritirare «la proposta sulla droga libera» del senatore M5s Mantero perché, spiega, «non è nel contratto di governo e non voglio lo Stato spacciatore», quindi annuncia una direttiva del Viminale che prevede una stretta su questi esercizi commerciali. È un braccio di ferro a distanza con il ministro della Salute Giulia Grillo, che considera la mossa del responsabile dell’Interno sbagliata in quanto «nei canapa shop non si vende droga».

La contestazione a Casal Bruciato
Un altro dossier tutto interno e poco europeo, almeno in prima battuta, è quello dell’integrazione dei nomadi, a cominciare dalle politiche abitative. Salvini ha più volte annunciato una stretta sui campi rom. Dopo le contestazioni nei confronti della sindaca Raggi che mercoledì ha fatto visita alla famiglia rom assegnataria di un alloggio popolare a Casal Bruciato, Di Maio nega che su questo punto ci sia stato uno scontro con la prima cittadina della Capitale, dichiara solidarietà alla famiglia di nomadi e rilancia la richiesta di sgomberare il palazzo occupato a Roma da Casapound per darlo «agli italiani che non hanno la casa».

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Una formula che riecheggia una formula salviniana, a soggetti invertiti. Proposte da portare in Europa per affrontare il nodo integrazione non sono pervenute. Ma la campagna elettorale per le europee non è ancora finita.

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