Pressing del Pd per cambiare in tempi stretti i provvedimenti, sulla base dei rilievi del Presidente della Repubblica. M5s per ora chiude
di Andrea Carli
Pressing del Pd per cambiare in tempi stretti i provvedimenti, sulla base dei rilievi del Presidente della Repubblica. M5s per ora chiude
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Non ci sono solo i venti di scissione che soffiano sui Cinque Stelle, con la polemica a distanza tra il padre fondatore Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, a scuotere la maggioranza M5s, Pd, Italia Viva e Leu che sostiene il Conte due. C’è anche un altro dossier, rimasto sotto traccia, a covare sotto la cenere durante i circa tre mesi di lockdown a seguito dell’emergenza Covid-19. È il nodo migranti.
Un “nervo scoperto”. Così come accade con il Mes, con la gran parte delle forze di maggioranza a chiedere l’adesione al Fondo salva Stati per finanziare le misure per la sanità e i Cinque Stelle a frenare, anche sul dossier migranti Pd , Italia Viva e Leu premono per cambiare i decreti sicurezza approvati durante il Conte uno, quando M5s era al governo con la Lega e Matteo Salvini era ministro dell’Interno. I pentastellati per ora chiudono.
Gli sbarchi sono ripresi. A maggio sono stati 1.654, il doppio dello stesso mese del 2019 (782). Mentre ad aprile (ancora in piena emergenza coronavirus) sono stati 671, a fronte di 255 dell’anno precedente.
Il Pd: accelerare sul superamento dei decreti Salvini
E se il presidente del Consiglio ha negato che sulla modifica dei decreti sicurezza sia a rischio la tenuta della maggioranza, fonti presenti all’ultimo consiglio dei ministri – proprio quello che ha dato il via libera al contratto per la vendita all’Egitto di fregate italiane nononostante la posizione molto poco collaborativa del Cairo nelle indagini sull’omicidio di Giulio Regeni – hanno riferito di un dibattito acceso, con il capodelegazione Dem Dario Franceschini a chiedere un’accelerazione sul dossier. Quei provvedimenti, è il messaggio del Pd, vanno cambiati, e in fretta.
La proroga del Memorandum con la Guardia costiera libica
Se poi si considera che il memorandum firmato nel 2017 con la Guardia costiera libica, e più volte finito sotto la lente delle organizzazioni che si battono per la tutela dei diritti dei migranti, è stato prorogato automaticamente dall’esecutivo, alle stesse condizioni, si capisce quanto il dossier tocchi i nervi scoperti dell’elettorato Dem. Nelle prossime settimane sarà all’esame del parlamento il decreto che rifinanzia le missioni internazionali (nel provvedimento anche le risorse per la Guardia costiera libica).
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