L’ultimo atto della sfida Lega-Cinque Stelle su Roma, uno dei dossier politicamente più di peso in questi giorni di campagna elettorale in vista delle elezioni europee di fine mese, si è consumato martedì. Dal burrascoso consiglio dei ministri che si è tenuto a tarda sera, che ha registrato posizioni distanti tra i due partner di governo su caso Siri e autonomie, è giunto il via libera alla nomina di Gerarda Pantalone a prefetto di Roma.
Il prefetto gradito alla Lega e i timori dei Cinque Stelle
L’ex prefetto di Napoli, capo dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, attualmente gestito da Matteo Salvini, è particolarmente gradito alla Lega. Meno alla parte pentastellata, che teme non solo un rapporto conflittuale con la sindaca di Roma Virginia Raggi, ma anche una sorta di “commissariamento” sul piano della sicurezza della città, dopo che in più di un’occasione il leader leghista ha criticato la gestione Raggi su questo tema. Alla fine i Cinque Stelle hanno ceduto.
La partita sul «salva Roma» (che si riaprirà in parlamento)
Un pressing a tutto campo quello posto in essere dal leader del Carroccio in tema “Capitale”, che spazia dall’alleggerimento del “Salva Roma” all’interno del decreto crescita licenziato in via definitiva dal Cdm e approdato in Gazzetta ufficiale – la partita si potrebbe riaprire in sede di conversione parlamentare del provvedimento (ma comunque dopo le europee) – agli affondi sul decoro della città, fino al campo più strettamente di pertinenza di Salvini: quello cioè della tutela della legalità. Emblematica in questo senso la foto che ritrae il vicepremier con caschetto in testa su una ruspa dell’Esercito, in occasione dell’abbattimento a novembre di una villa abusiva del clan Casamonica alla Romanina, a Roma.
Dimissioni Siri? La Lega: no a due pesi e due misure
Sullo sfondo del braccio di ferro tra il ministro e la sindaca (e quindi M5S) anche il nodo Siri, il sottosegretario della Lega alle Infrastrutture indagato per corruzione e di cui il M5s chiede le dimissioni. Se dimissioni devono essere, è il ragionamento da parte leghista, allora la soluzione va adottata anche nei confronti di Raggi, dopo la pubblicazione da parte dell’Espresso di alcuni audio relativi all’inchiesta su Ama, depositati dall’ex ad dell’azienda Bagnacani, dai quali verrebbe fuori che la sindaca avrebbe esercitato «pressioni» indebite su di lui e sull’intero cda dellazienda, «finalizzate – scrive l’ex ad ai Pm – a determinare la chiusura del bilancio dell’Ama in passivo, mediante lo storno dei crediti per i servizi cimiteriali». Insomma, per il Carroccio non ci possono essere “due pesi e due misure”.
L’affondo del responsabile del Viminale sul decoro della Capitale
Ma il vero dossier su cui Salvini concentra le sue critiche è quello del decoro della città. Un capitolo, quest’ultimo, che ha più aspetti. «Chiedete ai romani. Sono loro che sono senza metro, con le buche e i topi. I miracoli non si chiedono a nessuno – afferma il vicepremier in occasione di un intervento a fine aprile alla festa della Lega di Grumello del monte – che però a Roma non ci siano problemi mi sembra negare l’evidenza. Poi da ministro dell’Interno io per la sicurezza metto a disposizione tutto quello che posso. Però far viaggiare i mezzi pubblici, svuotare i cestini, mettere a posto le buche nelle strade non spetta a me ma al sindaco». Insomma, a Roma «ci sono tanti problemi. I cittadini si aspettano di più e – conclude Salvini – hanno ragione».
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Il piano sul territorio: bypassare la Regione nell’accesso ai fondi Ue
La partita si gioca anche sul terreno delle risorse. Dopo aver “azzoppato” il «salva Roma» – non si prevede più che sia il Mef ad assumersi direttamente la gestione delle obbligazioni (con la possibilità di rinegoziarle alleggerendo in questo modo il Comune), anche se resta in carico allo Stato l’erogazione delle risorse per ripagare il debito – la Lega lavora a un suo progetto che prevede poteri speciali per la Capitale. La proposta di legge che lo contiene potrebbe essere presentata in Parlamento, con l’avallo di Salvini, già prima delle Europee. Il piano prevede la possibilità, ad esempio – di bypassare la Regione nell’accesso ai fondi europei e per i trasporti. I leghisti del territorio, che si sono confrontati sul tema con Salvini in una recente riunione al Viminale, ritengono che la Capitale vada «estrapolata dall’area metropolitana, sorpassando la legge Delrio» e aprendo contemporaneamente il tema delle competenze con la Regione Lazio. Si prefigura così una sfida nella sfida.
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