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Dalle regionali alla politica estera, i fronti aperti tra Salvini e Meloni

LA SFIDA NEL CENTRODESTRA

Ufficialmente i due si ripetono reciproca lealtà, ma è verso l’esterno (ora anche Oltreoceano) che si misura il braccio di ferro tra loro

di Andrea Gagliardi e Andrea Marini

8 febbraio 2020


Meloni, Marion e Orban alla Conferenza dei conservatori a Roma

3′ di lettura

Tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini la sfida per la leadership nel centrodestra è aperta, anche se sottotraccia. Ufficialmente i due si ripetono reciproca lealtà, ma è verso l’esterno (ora anche Oltreoceano) che si misura il braccio di ferro tra loro. Inaugurando lunedì scorso la “National conservatism conference” (disertata da Salvini) e, prima, con il faccia a faccia con Orban, Meloni continua a rafforzare l’asse con il fronte sovranista europeo, in vista magari dell’approdo del presidente ungherese nella famiglia conservatrice. Ottimi i rapporti anche con Vox in Spagna, con cui «l’alleanza è salda», ribadisce la leader di Fdi.

La missione americana di Meloni
In più c’è stata la missione americana di Meloni (invitata a Washington alla National Prayer Breakfast, un prestigioso appuntamento tradizionale della politica americana che conta, sedendo accanto a Donald Trump) che le ha fatto guadagnare “punti” agli occhi internazionali, per un maggiore accreditamento nell’ottica di un eventuale governo di centrodestra. Il tutto a meno di un anno dalla visita di Salvini a Washington.

La sfida delle regionali
Nel frattempo, però, i rapporti all’interno della coalizione sono cambiati, con il leader della Lega che non è più vicepremier. In ballo resta la strategia del nuovo centrodestra e il suo futuro, segnato dal boom di consensi di FdI e dalla Lega un po’ acciaccata dopo la sconfitta emiliana. Altra sfida all’orizzonte, per entrambi, le Regionali di maggio. Per il centrodestra le pedine in campo non sono ancora definite, le mire di FdI e Lega crescono e la prossima settimana i due leader dovrebbero vedersi di nuovo insieme a Berlusconi, che ha blindato la candidatura di Stefano Caldoro in Campania.

La grana Toscana
Data per scontata la riconferma del leghista Luca Zaia in Veneto, Salvini puntava per la prossima primavera alla conquista della Toscana, regione rossa per eccellenza (e patria del “nemico” Matteo Renzi). Ma la candidatura di Susanna Ceccardi – eurodeputata, ex sindaco di Cascina (Pisa) e fedelissima del leader leghista – data per scontata, non può più bastare al Carroccio. Anche perché la sua corsa, dopo il flop delle regionali in Emilia Romagna, è adesso tutta in salita. Tanto che la leader di FdI, Giorgia Meloni, ha già messo dei paletti: «Il suo nome non è mai stato fatto in nessun tavolo, non è mai stata una candidatura in campo», ha sentenziato. E ha spiegato: «La Toscana non è una regione in cui abbiamo definito le cose e dobbiamo rivederci».

Si riapre la partita in Puglia e nelle Marche
Per Salvini è troppo alto il rischio di veder eletto solo Zaia come presidente alle prossime sei regionali di Primavera. Uno smacco per il primo partito del centrodestra. La Lega punta perciò a mettere in discussione gli accordi presi all’interno del centrodestra. E ha messo nel mirino Marche e Puglia (dove il Carroccio si è piazzato primo partito del centrodestra alle Europee e dove gli esponenti leghisti locali fremono). Entrambe le regioni spetterebbero però a Fratelli d’Italia, che ha già individuato i suoi candidati (Raffaele Fitto in Puglia e Francesco Acquaroli nelle Marche) e non intende affatto fare un passo indietro.

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