Il voto online che ha riconfermato Luigi Di Maio capo politico del Movimento è servito a ridare la parola alla base sul destino politico del leader M5s in base al principio, scandito dallo stesso vicepremier che «gli unici a cui devo rendere conto del mio operato sono gli iscritti». Era da quattro mesi che i vertici del M5s non ricorrevano al voto online per dare legittimazione a decisioni controverse. Un voto che prima si svolgeva sul blog di Beppe Grillo e che dopo la morte di Gianroberto Casaleggio (nell’aprile 2016) avviene sulla piattaforma Rousseau.
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Il no all’autorizzazione a procedere sulla Diciotti
È del 18 febbraio il voto online che ha ratificato il no del Movimento all’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini nel caso Diciotti. Un voto sull’immunità al vicepremier leghista che ha spaccato i pentastellati. La piattaforma Rousseau, che in genere consegna risultati plebiscitari, in questa occasione infatti ha visto i 52.417 votanti schierarsi per il 59% a favore del no al processo e il 41% per il sì.
Il via libera al contratto di governo
La votazione precedente risale a un anno fa: il 18 maggio 2018, quando la base diede il via libera all’alleanza con la Lega approvando a schiacciante maggioranza (94% di sì) la realizzazione del contratto di governo con il Carroccio. In quell’occasione parteciparono sulla piattaforma Rousseau circa 45mila persone. E il capo politico dei Cinquestelle Luigi Di Maio presentò al voto online un testo in cui si evidenziavano i 20 punti sostenuti dal Movimento.
La costruzione del programma per le elezioni politiche
In vista delle elezioni del 4 marzo 2018 il Movimento ha puntato alla costruzione di un programma dal basso, sottoponendo agli iscritti una serie di quesiti su tutti i principali capitoli politici. Una consultazione, riservata agli iscritti, andata avanti con stop and go per un anno. Si è cominciato a dicembre 2016 con l’energia, per continuare con esteri, lavoro, trasporti, agricoltura, difesa, ambiente, fisco, giustizia, università, e, per finire, sviluppo economico (dicembre 2017).
Il voto sulle unioni civili
Altra questione rilevante, quella delle unioni civili. Nell’ottobre 2014, il blog di Beppe Grillo lanciò una consultazione online sulle unioni fra persone dello stesso sesso. Un quesito approvato dalla base. Ma Grillo, quando il disegno di legge fu discusso in Parlamento, decise di lasciare libertà di coscienza sulle adozioni (giustificata con il fatto che il tema non era inserito nel quesito su cui si erano espressi gli iscritti online). E anche se alla fine la cosiddetta “stepchild adoption” fu stralciata dal testo, il M5s si astenne sulla legge approvata definitivamente dalla Camera nel maggio 2016.
La sconfessione di Grillo sui migranti
Ma la vicenda più clamorosa risale al gennaio 2014, quando il blog votò sì all’abrogazione del reato di immigrazione clandestina. In quasi 16 mila si schierarono per la sua abrogazione, 9mila per il mantenimento. Un (raro se non unico) caso di rivolta della base contro i leader del M5s. Prima della consultazione online Grillo e Gianroberto Casaleggio avevano sconfessato pubblicamente i senatori del Movimento che aveva presentato, facendolo approvare, un emendamento per l’abolizione del reato. Una sconfessione motivata con queste parole: «Se l’avessimo presentato alle elezioni prendevamo percentuali da prefisso telefonico».
Dalle Quirinarie alle Parlamentarie
Di consultazioni ce se sono state di rilevanti nel corso della scorsa legislatura, anche su questioni non programmatiche come le candidature. A partire dalle “contestate” Parlamentarie di gennaio 2018 per selezionare i candidati nei listini proporzionali (con i risultati definitivi rivisti dai vertici del Movimento) o dai 31mila voti che a settembre 2017 bastarono a Luigi Di Maio per essere incoronato (senza rivali di peso) candidato premier M5s e leader del Movimento. Per chiudere con le Quirinarie, come l’ultima che a gennaio 2015 lanciò il magistrato Ferdinando Imposimato (deceduto lo scorso gennaio) per il Colle.
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