Per il sottosegretario a Palazzo Chigi Mario Turco (M5S) c’è bisogno di un accordo di programma. Tra le ipotesi in campo, dopo l’annuncio da parte di ArcelorMittal del disimpegno dall’ex Ilva, un polo di ricerca, la valorizzazione delle aree dismesse dalla Difesa e il progetto “aeroporti del Sud”
di Manuela Perrone
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L’appello di Giuseppe Conte ai suoi ministri in vista dell’apertura di un “Cantiere Taranto” non parte da zero. Subito dopo l’annuncio da parte di ArcelorMittal del disimpegno dall’ex Ilva erano partite interlocuzioni tra Palazzo Chigi e i vari dicasteri interessati – Sud, Lavoro, Mise, Università, Difesa, Agricoltura, Beni culturali, Sanità – per ragionare insieme sulle strategie per il rilancio della città, diventate urgenti.
Giovedì 14 novembre in Consiglio dei ministri potrebbe approdare una prima sintesi. Che però sono in molti a guardare con scetticismo, come una foglia di fico per coprire la drammaticità della situazione. Memori della promessa mai onorata di una «legge speciale per Taranto» avanzata a settembre 2018 dall’allora ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, proprio nel giorno dell’accordo con ArcelorMittal.
Il sottosegretario Turco: urge un accordo di programma
Che comunque i lavori siano in corso è confermato al Sole 24 Ore da Mario Turco, il senatore tarantino pentastellato che Conte ha voluto sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione degli investimenti pubblici. Al di là di come andrà la partita con Mittal, secondo Turco «Taranto ha bisogno comunque di una riconversione economica, di un accordo di programma.
Il paradigma secondo cui Taranto uguale fabbrica uguale sviluppo – spiega – poteva andare bene negli anni 70 e 80, ma è entrato in crisi nei primi anni del 2000. Qui i redditi pro capite, il tasso di disoccupazione, il tasso di abbandono scolastico e dei cittadini è il più alto d’Italia. Significa che quella fabbrica è importante e strategica per i lavoratori e per l’indotto, ma non dobbiamo trascurare gli altri 195mila abitanti che vivono il territorio, che fanno altro e che stanno soffrendo».
Università e polo di ricerca
Al primo punto dell’agenda per Taranto c’è l’apertura di una sede universitaria, per frenare quella che il sottosegretario definisce «una perdita di capitale umano spaventosa». Al tempo stesso, l’idea è quella di promuovere la nascita di un polo di ricerca d’eccellenza («È l’unica città di 200mila abitanti a non avere un grande centro di ricerca», dice Turco).
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