Il decreto Sicurezza approda alla Consulta. Oggi in udienza pubblica sono stati discussi i ricorsi presentati da sette Regioni: Umbria, Emilia Romagna, Basilicata, Marche, Piemonte, Calabria e Toscana (l’esecutivo guidato da Christian Solinas in Sardegna ha recentemente ritirato il ricorso presentato a gennaio di quest’anno dalla Giunta Pigliaru). Cinque i giudici relatori: la vice presidente Marta Cartabia, Daria de Petris, Nicolò Zanon, Augusto Barbera e Giovanni Amoroso. La sentenza è attesa nelle prossime ore.
In queste stesse ore il Consiglio d’Europa ha criticato il decreto sicurezza bis. «Sono seriamente preoccupata per l’impatto che alcune parti del decreto sicurezza bis potrebbero avere sulla vita delle persone che necessitano di essere salvate in mare» ha detto Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, riferendosi alle sanzioni previste dal decreto per le
imbarcazioni private che potrebbero essere impegnate in operazioni di salvataggio nel Mediterraneo.
Le norme contestate
Tra le norme portate all’esame della Corte costituzionale ci sono quelle che hanno previsto la cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, con l’impossibilità di rinnovo per chi già ce l’aveva, e il divieto dell’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. Norme che secondo le Regioni impatterebbero sulle più importanti materie di legislazione regionale quali la salute, l’assistenza sociale, il diritto allo studio, la formazione professionale e le politiche attive del lavoro.
I ricorsi delle Regioni
Partita da un gruppo di sindaci, in testa Leoluca Orlando di Palermo, la battaglia si è spostata alle Regioni che a differenza dei Comuni possono ricorrere direttamente alla Corte costituzionale, senza passare prima da un giudice. Secondo i governatori, l’eliminazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari e del diritto di residenza ai richiedenti asilo sta creando “caos” applicativo su materie di competenza regionale. Secondo i governatori regionali che contestano il decreto, la nuova norma compromette il diritto alle cure mediche, allo studio, comprese le provvidenze per gli studenti universitari, la formazione professionale, e interrompe il percorso di integrazione generando insicurezza sociale.
Le novità introdotte dal decreto
Il decreto sicurezza da un lato esplicita che il permesso di soggiorno per richiesta di asilo costituisce un documento di riconoscimento. Dall’altro lato stabilisce che lo stesso permesso di soggiorno non è sufficiente per l’iscrizione anagrafica. L’esclusione dall’iscrizione anagrafica è giustificata dalla precarietà del permesso di soggiorno per richiesta asilo e risponde alla necessità di definire in via preventiva la condizione giuridica del richiedente, anche se il tempo per concludere in via amministrativa e, poi, giudiziaria l’iter della richiesta non è mai stato inferiore ai tre anni.
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