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Detto e contraddetto: Elisabetta Trenta e la casa sotto la lente della Procura militare di Roma

l’alloggio della discordia

Oggetto del contendere un appartamento di alta rappresentanza di 180 metri quadrati, vicino a piazza San Giovanni, assegnato all’ex ministra, che era già in possesso di una casa al Pigneto. Aperto un fascicolo d’indagine

di Nicoletta Cottone

20 novembre 2019


Detto e contraddetto: Elisabetta Trenta e la casa della discordia

2′ di lettura

La casa dell’ex ministra Elisabetta Trenta ha provocato duri affondi sui privilegi di cui possono godere i politici. Si è parlato di beffa al M5S che da sempre ha fatto del no ai privilegi un modus vivendi. Oggetto del contendere un appartamento di alta rappresentanza di 180 metri quadrati, vicino a piazza San Giovanni, assegnato alla Trenta, che era già in possesso di una casa al Pigneto. Il fatto è finito sotto la lente della Procura militare di Roma che ha aperto un fascicolo d’indagine per accertare eventuali profili di sua competenza. Un «atto dovuto», dopo le notizie di stampa, ha detto il procuratore militare Antonio Sabino, specificando che al momento non ci sono né indagati né ipotesi di reato. Ecco le dichiarazioni e le contraddizioni della vicenda.

La nomina, 1 giugno 2018
Elisabetta Trenta diventa ministra della Difesa. Ha una sua casa al Pigneto, ma chiede di avere un alloggio di servizio. Dichiara una pigione di 540 euro.

L’assegnazione – Aprile 2019
Alla ministra viene assegnato un alloggio di alta rappresentanza a Roma
vicino piazza San Giovanni: 180 mq

L’intestazione al consorte
La ministra chiede subito dopo allo Stato maggiore dell’esercito di intestare l’alloggio al marito, maggiore Claudio Passarelli.

L’alloggio grande – 17 novembre 2019
«Al Pigneto si spaccia droga e la strada non ha vie d’uscita. E poi io avevo bisogno di un posto dove incontrare le persone, di un alloggio grande.
Era necessaria riservatezza».

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