Se volessimo usare una metafora calcistica, potremmo dire che il ministro dell’Istruzione ha aspettato la fatidica “zona Cesarini” prima di dar seguito a delle importantissime nomine apicali. Pochi giorni fa, infatti, in piena crisi di governo l’ex insegnante di educazione fisica fedelissimo al verbo salviniano, nonostante fosse evidentemente più fuori che dentro il dicastero di viale Trastevere, ha deciso alcune importanti promozioni. Tra i dirigenti che hanno ricevuto l’imprevista nomina a direttore generale ci sarebbe anche la dottoressa Luciana Volta, persona molto vicina allo stesso ministro Bussetti, come racconta la testata specializzata La Tecnica della Scuola. Le nomine devono ancora essere vagliate dalla Corte dei conti, ma se tutto dovesse andare per il verso giusto la dottoressa Volta – avvocata, vice direttrice dell’ufficio scolastico regionale della Lombardia da nove anni, conoscente di lunga data del ministro che è stato provveditore a Milano – andrà a dirigere l’Ufficio scolastico regionale della Liguria. Con un giallo che è a dir poco curioso: come denunciato dal deputato di +Europa Alessandro Fusacchia in un’interrogazione parlamentare del 30 luglio, «il posto di direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale della Liguria, vacante dal 21 novembre 2018, è stato oggetto di avviso pubblicato il 3 dicembre 2018» ed è rimasto scoperto per 8 mesi dalla pubblicazione dell’avviso. Salvo poi trovare assegnazione, come detto, fuori tempo massimo. Con un escamotage eloquente. Già a luglio, infatti, Bussetti aveva firmato un decreto per definire che, in caso di conflitto di interessi, le nomine le avrebbe firmate il suo capo dipartimento.
E pare che proprio la designazione di Volta porti la firma del capo dipartimento del Miur Carmela Palumbo. Insomma, secondo alcuni una sorta di excusatio non petita. Anche perché tra il capo dipartimento e il ministro inevitabilmente vige un importante rapporto fiduciario e, dunque, la firma di uno non esclude la volontà dell’altro. Ma, al di là del caso specifico, nei corridoi di viale Trastevere non sono pochi quelli che raccontano di una cattiva gestione del dicastero da parte di Bussetti. Oltre le voci, ci sono i risultati ottenuti nel campo dell’istruzione. Secondo l’osservatorio indipendente checkpointpromesse – che da inizio legislatura monitora quanto fatto o non fatto dall’esecutivo gialloverde – per quanto riguarda la scuola gli impegni contenuti nel contratto di governo risultano tutti «in corso» e, dunque, a oggi non mantenuti. Tra questi compaiono l’ampliamento della platea di studenti beneficiari dell’esenzione totale dal pagamento delle tasse di iscrizione all’università; l’incremento delle risorse destinate all’università e agli enti di ricerca; la riduzione della dispersione scolastica. Dei 7 miliardi promessi da Bussetti per l’edilizia scolastica, solo 1,7 sono stati recentemente stanziati.
Tutt’altro piglio, invece, ha distinto il Miur in fatto di nomine. A quanto pare, quello della Volta è solo l’ultimo tassello di una serie di promozioni, consulenze e collaborazioni che a più di qualcuno ha fatto storcere il muso. A cominciare dal segretario particolare del ministro. Per i primi mesi a seguire passo dopo passo Bussetti è stato Marco Lo Nero, un ex broker molto vicino a Giancarlo Giorgetti che poco o nulla c’entrava col mondo dell’istruzione. Poi è arrivato Andrea Signorini che, prima di prendere il posto di Lo Nero, per mesi è stato consulente del ministro per la «Attività di analisi e studio finalizzate all’individuazione di azioni utili al potenziamento delle scienze motorie e sportive nella scuola». Nonostante nel suo curriculum vitae spicchi il «diploma di perito in elettronica industriale», che poco ha in comune con il mondo dello sport. Signorini, però, ha alle spalle anche una carriera politica prima con Giorgia Meloni e poi ovviamente con la Lega (con cui si è candidato alle ultime comunali di Roma). Ma il nome di Signorini nel 2016 è finito anche al centro di un’aspra polemica poiché accusato dalla Comunità ebraica di inneggiare al regime fascista.
Non è però tutto. Perché tra i dirigenti scelti da Bussetti spicca anche Giuseppe Valditara a capo del dipartimento Università: ex senatore di An, è stato relatore della Legge Gelmini che ha tagliato un miliardo al Fondo degli atenei italiani, ridotto i docenti e reso precari a vita molti ricercatori. Docente dell’Università di Torino, oggi è il teorico del sovranismo di Matteo Salvini. Ed è questa la ragione della scelta di Bussetti, non tanto all’insegna del cambiamento, quanto del trasformismo. Esattamente come altri dei suoi più stretti collaboratori. Giulio Notturni, per esempio, è oggi responsabile della comunicazione web per il ministro, incarico che in passato ha ricoperto per l’allora ministro Beatrice Lorenzin, dopo essere stato pure candidato a Roma nelle liste di Alfio Marchini. Mentre a occuparsi dell’importantissimo «studio dei sistemi vigenti, anche nei Paesi europei, ai fini della semplificazione del sistema in vigore nelle scuole paritarie» c’è Nicola Mercurio.
Ex consigliere comunale di Sant’Antonio Abate, a ottobre si è dimesso (e dopo pochi giorni è passato alla Lega) per «impegni professionali» che, a quanto pare, l’hanno portato dritto dritto a Roma. D’altronde Mercurio non è nuovo alla politica: candidato sindaco con il centrodestra proprio nella cittadina campana, è stato a lungo vicino a un altro suo conterraneo, l’ex forzista Gioacchino Alfano. Non è un caso, allora, che Mercurio nella scorsa legislatura sia stato collaboratore proprio di Alfano quando era sottosegretario al ministero della Difesa. Poi l’illuminazione su viale Trastevere e il passaggio alla Lega. Ma ora, con il cambio di governo, chissà che non possa esserci qualche altro dietrofront.
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