avvocatoinprimafila il metodo apf

Divisi alla meta: ecco la mappa dei sovranisti che vogliono sfasciare l’Europa (ma non sanno come)

Tra una settimana conosceremo l’esito delle elezioni per rinnovare il Parlamento Europeo. Nei giorni scorsi abbiamo dato un’occhiata alla campagna elettorale di alcuni dei gruppi che mettono insieme i partiti per affinità politiche.

Ne mancano tre di cui ci occupiamo oggi, partendo da ECR, acronimo di Conservatori e Riformisti Europei, che cinque anni fa con il 9,32% dei voti ottenne 70 seggi. Sono molti gli slogan che scorrono sul sito web ufficiale del gruppo, tra cui: fare meno ma meglio, cooperazione sì superstato no, spendere il tuo denaro in modo responsabile, un’Ue guidata dai governi nazionali non dai burocrati di Bruxelles. Frasi che riassumono le posizioni sull’Europa comuni a tutte le formazioni politiche che si riconoscono in questo raggruppamento. Posizioni che vanno dall’accento sulla libertà individuale alla sovranità nazionale, dalla tutela della proprietà privata al libero scambio e al sostegno dei valori familiari. I conservatori e riformisti europei, il cui gruppo è nato meno di dieci anni fa, comprendono partiti come PiS in Polonia e Fratelli d’Italia da noi e hanno proposto come candidato per la presidenza della Commissione europea Jan Zahradil, esponente del Civic Democratic Party in Repubblica Ceca. 82mila sono i like alla pagina ufficiale su Facebook, 35mila i follower su Twitter, meno di seicento quelli su Instagram a cui si aggiungono Flickr e Youtube.

Mentre gli account del gruppo ACRE, acronimo di Alliance of Conservatives and Reformists in Europe, contano rispettivamente circa 15mila e più di 5mila follower su Facebook e su Twitter. Tra gli hashtag più usati c’è #RetuneTheEU, ma quale Europa vuole chi si riconosce in questo gruppo? Una risposta arriva dalla lettera di Giorgia Meloni e Jan Zahradil pubblicata sul Corriere della Sera. Ciò che viene proposto è una scelta che vada oltre l’alternativa tra la dissoluzione dell’Ue e l’Europa federale, ma che miri a una riforma radicale per rendere l’Unione Europea meno dipendente dalla burocrazia. In particolare si legge: “Crediamo nella riforma dell’UE, per creare un’Europa che sia una comunità di Stati liberi e sovrani che scelgano di cooperare tra loro su questioni fondamentali, ma che possano continuare a prendere decisioni più vicine alle persone.”

E, a proposito di scelte prese direttamente dagli elettori e di democrazia diretta, passiamo al gruppo EFDD, che sta per Europe of Freedom and Direct Democracy. Nel 2014 con una percentuale del 6,39% dei voti conquistò 48 seggi. L’account Twitter del gruppo conta oltre 8mila follower e su Facebook è seguito da oltre 21mila persone. La posizione sull’Ue è chiarita nella homepage del sito web “Il gruppo EFDSov si oppone alla (…) centralizzazione del potere nelle mani dei non eletti a Bruxelles. Proponiamo qualcosa di completamente diverso: vogliamo incoraggiare i popoli europei ad avere voce in capitolo nelle leggi che governano il loro Paese. Crediamo che le decisioni importanti possano e debbano essere legittimate da un referendum libero ed equo, non solo a livello nazionale, ma anche a livello regionale e locale.” Chi aderisce a questo gruppo, oltre ad essere sostanzialmente critico nei confronti dell’euro, ritiene che non debba essere fatto nessun ulteriore passo verso una maggiore integrazione europea attraverso politiche o modifiche ai trattati, senza interpellare direttamente l’elettorato.

Se non consideriamo i deputati non iscritti a nessun gruppo, resta solo un’altra famiglia politica da annoverare, quella indicata dall’acronimo ENF, ovvero l’Europa delle Nazioni e delle Libertà. Il comune denominatore di chi vi aderisce è dato da posizioni che vanno dalla difesa dell’identità nazionale a quella dei modelli economici, sociali e culturali dei singoli Stati, dal rifiuto di cessione della sovranità al controllo delle frontiere. Il gruppo su Facebook e Twitter conta pochi follower ma sta facendo parlare molto di sé perché raggruppa i partiti definiti sovranisti, come FPÖ in Austria, Partij voor de vrijheid in Olanda, Rassemblement National in Francia e la Lega in Italia.In particolare, la sintonia tra gli ultimi due è stata evidenziata in più occasioni, basti pensare all’incontro tra Marine Le Pen e Matteo Salvini di inizio aprile a Parigi o all’adesione al Manifesto di Milano “verso l’Europa del buonsenso” da parte del Rassemblement National e di Jordan Bardella.

Lo stesso capolista appare in una foto insieme a Marine Le Pen con hashtag #SalviniNonMollare a sostegno del leader leghista. “Il nostro progetto è quello di una cooperazione negli Stati, quello di un’Europa di nazioni libere e sovrane, che rispetta l’identità e la volontà dei popoli senza mai imporre nulla su di loro in contrasto con i loro interessi”, ha twittato lo scorso sabato Marine Le Pen da Piazza Duomo a Milano in occasione della manifestazione che ha riunito i leader sovranisti, con i quali vi è l’intenzione di formare un unico gruppo dopo le elezioni di fine maggio.

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/05/20/elezioni-europee-salvini-meloni-le-pen/42200/

Exit mobile version