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Domenica il referendum per separare Venezia da Mestre

quinta consultazione in 40 anni

Mentre le forze di maggioranza di centrodestra si allineano al “non voto” propugnato dal sindaco Brugnaro, l’opposizione si divide tra il Pd, che invita ad andare alle urne e votare “no”, e il M5S che si schiera per il “sì”

di An.Ga.

29 novembre 2019


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2′ di lettura

Venezia, ancora alle prese con l’alta marea, si prepara ad affrontare domenica il quinto referendum in 40 anni per decidere se separare il proprio Comune dalla terraferma di Mestre e Marghera. Una consultazione che ha visto affievolirsi negli anni la propria portata, prima con le vittorie del ‘no’ e poi, nell’ultima tornata, addirittura con il mancato raggiungimento del quorum. E su questo punta esplicitamente il sindaco
lagunare, Luigi Brugnaro, dopo che il Consiglio di Stato a settembre aveva ribaltato la bocciatura del quesito da parte del Tar Veneto.

Campagna elettorale soft
Sulla scorta della decisione dei giudici amministrativi, la Regione Veneto ha velocemente indetto il referendum per il primo dicembre, ma la campagna elettorale è stata vissuta in maniera molto “soft”. I promotori della consultazione accusano il primo cittadino lagunare di aver voluto silenziare la propaganda per indurre i cittadini a non andare ai seggi. Brugnaro, da parte sua, dopo aver affermato che con la separazione «la città si ferma per 10 anni», nell’ultimo periodo è stato effettivamente impegnato in vicende più urgenti, innanzitutto l’emergenza per la grande acqua alta a 187 centimetri del 12 novembre e quelle eccezionali che l’hanno preceduta e seguita.

Le accuse di boicottaggio
I separatisti ritengono di essere stati boicottati nel loro ‘diritto’ alla propaganda, con ingiunzioni a ritirare gli striscioni appesi ai balconi del Canal Grande o diffide a effettuare volantinaggi durante la festa della Madonna della Salute. Proteste a cui l’amministrazione ha ribattuto
richiamando le norme di legge sulla pubblicità elettorale fuori dagli spazi consentiti.

Le posizioni dei partiti
Tra le forze politiche, le posizioni sono abbastanza chiare, anche se non mancano voci discordanti. Mentre le forze di maggioranza di centrodestra si allineano al ‘non voto’ propugnato da Brugnaro, l’opposizione si divide tra il Pd, che invita ad andare alle urne e votare ‘no’, e il M5S che si schiera per il ‘sì’ in nome del principio del “rispetto per la volontà popolare”, e protestando sul presunto boicottaggio da parte di Brugnaro. «Paura della democrazia, boicottaggio e pressione psicologica: a Venezia in questi giorni non viene risparmiato nulla» afferma la senatrice Orietta Vanin, citando gli episodi nei quali ai comitati separatisti sono stati fatti rimuovere dalla polizia municipale, perché non autorizzati, alcuni drappi favorevoli alla separazione che erano stati esposti ai balconi delle case. A sinistra la voce dissonante è quella di Felice Casson, ex candidato sindaco, che sostiene il sì alla separazione, assieme ad altri esponenti dem più a sinistra.

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