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Dopo i ballottaggi la Lega punta all’Emilia, strada in salita in Toscana

Chiusa la partita dei ballottaggi, la politica non va in vacanza. Sotto la lente ci sono le prossime regionali. Due sono i territori interessati: l’Emilia Romagna (al voto già in autunno) e la Toscana (qui alle urne si andrà nella primavera 2020). Si tratta di regioni da sempre amministrate dal centrosinistra, ma dove il centrodestra, sia alle politiche che alle europee, è cresciuto in maniera tale da mettere a rischio l’egemonia della coalizione a guida Pd: in Emilia-Romagna il sorpasso è già avvenuto, in Toscana il vantaggio del centrosinistra si è ridotto a pochi punti percentuali.

Bonaccini (Pd) si riandida in Emilia
Il governatore Pd dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (già renziano e ora vicino al neosegretario Nicola Zingaretti) si dice pronto a sfidare il Carroccio alle Regionali di novembre. Alle europee la Lega si è imposta qui come primo partito con il 33,8%, davanti al Pd che insegue con il 31,2%. Alle amministrative il centrodestra ha espugnato (con due candidati voluti dalla Lega) Ferrara e Forlì, città da sempre governate dal centrosinistra, che si vanno ad aggiungere a Piacenza (dal 2017 guidata dall’indipendente di centrodestra Patrizia Barbieri). Ma il centrosinistra ha evitato che il Carroccio dilagasse: ha vinto nel 74% dei comuni al voto, e ha tenuto Modena e Reggio Emilia (qui sono stati battuti candidati di centrodestra d’impronta leghista). E può contare ancora su Bologna, Ravenna e Rimini. Oltre che su Parma, guidata dall’ex M5S Federico Pizzarotti, posizionato ora nello schieramento progressista.

La strategia del centrosinistra in Emilia
Il centrosinistra in Emilia Romagna punta ad allargare il campo al civismo regionale (non solo sindacati o associazionismo economico ma anche volontariato) per costruire la riconferma di Stefano Bonaccini. «Non ho mai sottovalutato la Lega e non lo farò certo oggi che ha stravinto le Europee – ha dichiarato Bonaccini – ma abbiamo vinto 28 comuni su 35 con più di 15.000 abitanti».

Il centrodestra a trazione leghista
Come dice un bolognese doc come Pier Ferdinando Casini, per il centrosinistra in Emilia Romagna «c’è da temere». La caduta di roccaforti storiche del centrosinistra come Ferrara e Forlì (per non dimenticare Imola, passata l’anno scorso al M5S), nonché il sorpasso del centrodestra avvenuto in regione alle politiche e alle europee, dimostrano che l’Emilia-Romagna è diventata contendibile e che la rete di consenso locale del Pd sta scricchiolando. Quasi scontata la discesa in campo di un candidato governatore leghista. Si è già fatto il nome di Lucia Borgonzoni, sottosegretario ai Beni culturali, già candidata sindaco a Bologna (sconfitta) e fedelissima di Salvini.

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Strada in salita per la Lega in Toscana
Il Toscana il centrosinistra, e il Pd in particolare, può dormire sonni meno agitati: si è piazzato davanti al centrodestra (seppure per pochi punti) sia alle politiche che alle europee. E ha fermato il trend pro Lega alle comunali. Il centrodestra a trazione leghista (già al governo ad Arezzo e Grosseto) dopo aver conquistato quattro bastioni storici rossi come Pistoia (2017), Massa, Pisa e Siena (tutte e tre nel 2018), quest’anno non ha vinto in nessun capoluogo. Il centrosinistra ha riconfermato i sindaci renziani a Firenze (Dario Nardella) e a Prato (Matteo Biffoni) e ha riconquistato Livorno (dopo la parentesi M5S), avendo già riconfermato Lucca nel 2017.

In rampa di lancio un candidato leghista in Toscana
La non brillante performance del centrodestra alle amministrative 2019 (in Toscana sono stati conquistati solo 2 comuni su 18 al primo turno e solo 3 su 17 al ballottaggio) ha alzato un po’ la tensione tra gli alleati. Fi critica la scelta di alcuni candidati sindaco e FdI rivendica spazio dopo l’affermazione storica del suo candidato sindaco a Piombino.

Fino a prima del voto sembrava scontata la discesa in campo di Susanna Ceccardi, sindaco di Cascina (in provincia di Pisa) dal 2016 e neo parlamentare europeo, fedelissima di Salvini. I dubbi saranno sciolti entro ottobre.

I campanelli d’allarme in Toscana per il Pd
Tuttavia anche questa tornata amministrativa ha fatto scattare un campanello d’allarme per il Pd: grandi città da sempre governate dal centrosinistra come Piombino (Livorno), Cortona (Arezzo) e Agliana (Pistoia) sono passate al centrodestra. Inoltre ancora è da decidere chi sarà il candidato governatore, dopo che l’attuale presidente Enrico Rossi, che aveva lasciato il Pd renziano, è ritornato nel partito guidato ora da Zingaretti. Il nome dovrebbe essere ufficializzato ad ottobre (forse con le primarie), cercando di formare una coalizione ampia, aperta anche in questo caso alla società civile.

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