Casaleggio è un po’ così: gli parte l’embolo e conferma quel che vuole smentire, tra uno strafalcione grammaticale e l’altro.
Non so da dove iniziare il commento al post di fine anno di Davide Casaleggio.
C’è un errore grammaticale nelle prime quattro parole, è riuscito a sbagliare tutti – dicasi tutti – gli accenti delle “e”, come al solito conferma quanto vorrebbe smentire. Come sempre, nell’arco di quest’anno. Non era facile farlo con questa costanza per dodici mesi.
Il post merita il commento ragionato per due motivi: non lo ha fatto nessuno, tra i giornalisti e commentatori, e soprattutto è un pezzo di rara comicità contenutistica e linguistica.
L’introduzione
Partiamo dall’introduzione dei soliti dieci punti che Casaleggio espone. Come saprete, nelle ultime settimane si è molto parlato di Casaleggio Associati, per vari motivi. Emerge sempre più chiaramente che la posizione di Davide Casaleggio, presidente dell’azienda e dell’Associazione Rousseau, è in palese conflitto d’interessi. Il potere d’influenza dell’Erede sta diventando ingombrante. Davidavi imposta il suo messaggio, quindi, con l’intento di smorzare questa percezione. Lui è solo un tecnico che dà una mano a titolo gratuito, ha sempre detto.
A conferma, nei primi paragrafi dice: «Ho preferito non alimentare le polveri in un momento delicato come la legge di bilancio visto che mi sembravano strumentali alla contrattazione in corso da parte delle forze parlamentari».
Rileggete ad alta voce, due volte. Fatto? Perfetto. Sì, apparentemente non ha senso. Non in italiano, almeno. Non si capisce cosa voglia dire che «le polveri», se «alimentate» (con cosa? Curcuma? Pizza?) dovrebbero «essere strumentali da parte delle forze».
Ma voi avete me, che in tre anni e mezzo ho potuto imparare a tradurre dal casaleggese all’italiano. Quello che vorrebbe dire è che, responsabilmente, ha evitato di parlare durante la formazione della legge di bilancio. Ohibò! Un suo sospiro quindi avrebbe potuto influenzare il governo! E chi l’avrebbe detto che Casaleggio ha una forte influenza sul partito e sul governo del Paese!
Insomma, come sempre quando gli parte l’embolo e non consulta il suo ufficio stampa, che almeno avrebbe corretto la grammatica e la sintassi, alla seconda frase si è legato il cappio attorno ai gioielli di famiglia, confermando con le sue parole quello che avrebbe dovuto, e voluto, smentire.
I conti dell’azienda
Come sempre da quando il Movimento è al governo e Casaleggio Associati ha ripreso a macinare fatturato, Davide cerca di negare l’evidenza. In questo caso, cita un paio di dati presi arbitrariamente dallo storico dei bilanci dell’azienda che, apparentemente, dimostrano che il M5s è stato causa di perdite finanziare per la società di famiglia. Lo è stato in alcuni momenti, appena prima della morte di Gianroberto Casaleggio, pessimo manager.
Quando Davide subentra e prende il controllo di partito e azienda, opera immediatamente una riorganizzazione delle risorse, spostando Pietro Dettori da Casaleggio Associati a Rousseau, costituita in circostanze molto singolari mentre suo padre, in condizioni gravi di salute, era sul letto di morte. Grazie al partito, salva i conti dell’azienda che, nel 2018 – primo anno del M5s al governo – raddoppia il fatturato e quasi decuplica gli utili. Qui trovate un’analisi più approfondita.
Casaleggio Continua spiegando che no, non assiste il Movimento per soldi. Non specifica chi abbia insinuato una simile corbelleria, ma tiene a precisare che, se volesse, potrebbe ottenere una nomina da «centinaia di migliaia di euro di solo stipendio». Confermando di nuovo la sua influenza sul governo, a cui potrebbe chiedere una nomina col solo schiocco delle dita, per ottenere un sacco di soldi «di solo stipendio». Per non parlare del resto. Quale sia il suo retropensiero sul resto, lo lascio immaginare al lettore.
Ancora una volta, conferma il suo potere di fatto, che deriva dall’essere sostanzialmente il capo del primo partito di governo. Lo scrivo, chiaro, qui a futura memoria, caso mai qualcuno deputato per legge a farlo volesse appurare la circostanza.
Le attività sospette di Casaleggio Associati
Di attività sospette non parlo io ma l’ufficio anti riciclaggio della Banca d’Italia. Attraverso degli accertamenti della Guardia di Finanza, si è appurata l’esistenza di alcuni contratti che hanno portato a movimentazioni sospette di denaro. In particolare, sotto controllo è stato messo il rapporto contrattuale con Moby, azienda concessionaria di Stato.
Perché il contratto Casaleggio-Moby è ritenuto a rischio? Perché Davide Casaleggio è Persona Esposta Politicamente (PEP). Significa che il suo ruolo politico viene considerato quello di dirigente nazionale di un partito. Uno status che impone il controllo perché, potenzialmente, lo mette tecnicamente in condizione di eventualmente commettere reati tipici come corruzione o traffico illecito d’influenze. Per questo motivo, le persone con quello status sono sottoposte alla verifica delle movimentazioni sui conti correnti loro, dei familiari e delle loro aziende.
Moby ha un contratto che prevede, tra le altre cose, la “sensibilizzazione” delle istituzioni circa delle normative a cui l’azienda è interessata. Solo che le “istituzioni” sono il partito che Casaleggio guida e 600.000 euro più bonus sono un sacco di soldi.
Il problema non è, come vorrebbe far credere Casaleggio, che Moby avrebbe ottenuto effettivamente vantaggi da questo contratto nel suo rapporto col governo. Sarebbe vietato anche che qualcuno gliel’avesse ventilato. Per questo sono in corso gli accertamenti.
E in effetti, date le circostanze, la questione potrebbe essere anche più grave. Casaleggio conferma che Moby era «sotto attacco» dei responsabili trasporti del governo. Il ministro competente era Toninelli che, guarda un po’, è stato poi rimosso dal suo incarico. Fatto che a Moby non può che far piacere. Tutto bene?
Il conflitto di interessi di Davide Casaleggio
Non è Casaleggio Associati ad essere accusata di conflitto di interessi, come scrive l’Erede, ma proprio Davide Casaleggio.
Probabilmente i suoi soci si sono stancati di lavorare sotto questa costante pressione. Però se la definizione di conflitto d’interessi fosse quella di Davide («quando una persona ha potere di firma su due lati dello stesso tavolo di contrattazione»), allora con Berlusconi abbiamo preso tutti un’enorme cantonata.
No, non c’entra il potere di firma, ma l’influenza (c’è pure un apposito reato) che una persona può operare per cui può decidere di fare i propri interessi o quelli della collettività.
Ma qui il conflitto d’interessi non è presunto: è certo. Come già detto, Casaleggio è Persona Esposta Politicamente. È un dirigente politico nazionale, quindi qualsiasi suo interesse privato è potenzialmente in conflitto con quello pubblico. E fa niente se la considera una «litania», questa denuncia. Continueremo a recitarla finché l’inferno non ghiaccerà, se sarà necessario.
Nonostante le minacce che Casaleggio esprime nei confronti del parlamento, alludendo a «120 parlamentari con quote in un’azienda». Ancora una volta, mettendo se stesso sullo stesso piano di ruoli apicali della politica italiana. Un genio.
Questo problema, peraltro, non si manifesta solo per il contratto con Moby. Casaleggio, per la natura delle sue attività commerciali, non dovrebbe nemmeno parlare dei piani sull’innovazione del Governo. Invece, non solo compare nei ringraziamenti del Ministro ma conferma di aver contribuito alla sua formazione facendo consulenza gratuita.
Casaleggio ha rapporti commerciali anche con società di Fintech, di Food Delivery, di logistica. Tutte legittimamente interessate a normative che favoriscano i rispettivi business. Ma Casaleggio non se ne dovrebbe occupare, avendo responsabilità politiche che possono favorire quelle commerciali. Che quella consulenza “gratuita” gli porti vantaggi indiretti?
Piccola nota di colore è il passaggio in cui rassicura sui suoi rapporti con Grillo. L’osservazione più interessante è quella in cui rivela di essere stato al Campidoglio quando il Corriere sosteneva fosse a colloquio col suo avvocato. Ma, di grazia, cosa ci faceva in Campidoglio visto che non è nemmeno residente a Roma? Parlava di faccende politiche o amministrative col sindaco o col suo staff? Di business? Possiamo saperlo?
Cambridge Analytica
Infine, tra minacce di querela assortite come suo solito, Casaleggio precisa di non avere nulla a che fare con Cambridge Analytica. Il riferimento è allo scoop di Nicola Biondo sull’applicazione sviluppata da Casaleggio Associati che, potenzialmente, può avergli permesso di profilare milioni di utenti Facebook senza che gli interessati ne fossero al corrente.
Su questo indaga, come al solito, il Garante della Privacy. Che peraltro dovrà essere rinnovato: di nuovo il conflitto di interessi, visto che Casaleggio ha potere di influenza su questa nomina ed è – direi quasi costantemente – sottoposto a verifiche sulle sue condotte da parte dell’Autorità.
Sono sicuro che il 2020 ci regalerà meravigliosi sviluppi di queste vicende. Io ho le dita che mi prudono, chissà che il Nostro non ci regali argomenti per nuovi approfondimenti che valgano una nuova fatica letteraria!
tratto dal blog MarcoCanestrari.it
https://www.linkiesta.it/it/article/2020/01/02/casaleggio-canestrari-davide-sistema-lobby-conflitto-interessi-blog-gr/44927/