L’assalto al Potere da parte dei Casaleggio avvenne un giorno di inverno del 2004. L’illuminazione di Gianroberto, fondatore del Movimento Cinque Stelle, fu quella di applicare la teoria delle reti per descrivere il social network delle società quotate in borsa: l’obiettivo era dimostrare come poche persone fossero presenti in più consigli di amministrazione con il risultato di un mondo chiuso e viziato da un conflitto di interessi evidente e distorsivo. Quel database venne utilizzato innumerevoli volte dall’altro fondatore, Beppe Grillo, nelle sue intemerate contro Telecom, Parmalat e gli scandali piccoli e grandi, veri o presunti, che di lì in avanti coinvolgeranno aziende, banche, multinazionali.
Oggi, esattamente 15 anni dopo, quella geniale intuizione può essere applicata, incredibile contrappasso, proprio all’azienda Casaleggio Associati il cui erede Davide è allo stesso tempo numero uno dell’azienda e dominus del partito fondato dal padre attraverso l’associazione Rousseau, di cui è presidente.
La mappa del potere di Davide Casaleggio si snoda in un reticolo fittissimo di relazioni, partnership, consulenze e contratti commerciali, all’Italia e all’estero. Nulla di strano, è l’economia di relazione tipica del capitalismo. Se non fosse, però, che Casaleggio ha un doppio ruolo, imprenditore e gestore indiscusso, e per statuto indiscutibile, del primo partito italiano che esprime la maggioranza dei ministri a partire dal presidente del Consiglio. Un palese conflitto di interessi che ha una caratteristica: è occultato. Perché il figlio del Fondatore non ha nessuna carica dentro il Movimento, ma lo dirige attraverso un’associazione di carattere commerciale chiamata Rousseau.
Entrare in affari con Casaleggio significa entrare nel cuore della politica e del governo attraverso il Movimento Cinque Stelle. Svelare la lista dei clienti della Casaleggio Associati, è svelare un network che decritta il potere politico e i suoi legami con il mondo degli affari. Sarà ovviamente un disvelamento parziale, per legge Casaleggio Associati non ha l’obbligo di pubblicare l’elenco dei suoi fornitori. Ma proprio per il doppio ruolo di Davide Casaleggio questa inchiesta ha l’obiettivo di fare trasparenza e di chiedere trasparenza.
«Il Movimento è stato rifondato nel 2018 da un lobbista, Davide Casaleggio, che lo gestisce attraverso Rousseau». Sono le parole della senatrice Elena Fattori, appena uscita dai Cinque Stelle. E, come proveremo a dimostrare, Davide Casaleggio è al momento il lobbista italiano più potente. Per ogni tema su cui la sua azienda lavora c’è un riflesso operativo che spinge il suo braccio politico ad occuparsene. Non c’è settore della vita produttiva italiana che non abbia rapporti diretti con lui: banche, nuove tecnologie, e-commerce, agricoltura e sanità, telecomunicazioni e gestione di dati.
Può dettare il suo volere su qualsiasi nomina governativa perché ha un potere totale sui parlamentari del Movimento: vengono selezionati sulla sua piattaforma di voto on-line, può deciderne l’espulsione se si rifiutano di finanziare Rousseau. È la mappa del Potere “reloaded”, chi vuole entrare in contatto con la politica deve passare dal suo ufficio. Benvenuti nel Sistema Casaleggio.
Partito al governo, bilancio ok
Casaleggio Associati ha sempre avuto un forte legame con la politica, tattile, concreto. Mentre nelle stanze dell’azienda si dava vita al Movimento con la parola d’ordine «fare politica a costo zero», Antonio Di Pietro era il cliente numero uno. Italia dei Valori, partito dell’ex-pm verserà tra il 2005 e il 2010 nelle casse dell’azienda oltre un milione e mezzo di euro proveniente dai fondi pubblici, quegli stessi fondi che Casaleggio ghostwriter di Grillo diceva di voler abolire. Casaleggio Associati è stata sempre una piccola azienda: si occupa di strategie di rete, applicate all’e-commerce e alla politica. La chiusura del contratto con Di Pietro farà segnare per la prima volta il segno negativo nella casella degli utili (- 57.800 euro) e un calo nel fatturato che si abbasserà di oltre trecentomila euro.
Quando nel 2013 il Movimento sbarca in Parlamento i conti dell’azienda iniziano, dopo la risalita, a peggiorare. La gestione del partito è sulle spalle dell’azienda le cui risorse vengono drenate. Fino alla morte di Casaleggio senior era la Srl che gestiva il partito.
Chi intratteneva rapporti commerciali con loro finanziava di fatto il partito. Dall’Italia dei Valori al Gruppo GeMS a Banca Intesa, Moleskine, Expedia, AB Medica, Tecla.it, Boraso, Loviit, OnShop, InPost, HiPay, IrenDevice, MDirector, AccEngage, MyLittleJob, AdAbrà. Chiunque nel decennio tra il 2006 e il 2016 abbia commissionato a Casaleggio Associati una consulenza o abbia sponsorizzato una loro ricerca, ha contribuito con i propri soldi al successo del Blog di Grillo e del MoVimento 5 stelle. Il metodo è perfettamente legale. Ma la particolarità è che, nonostante i rapporti diretti con i Cinque stelle, alla Casaleggio non si applicano le leggi sul finanziamento alla politica, a partire dal decreto anti-corruzione targato M5S.
Non si applicano a Casaleggio Associati che è una Srl (che fino al 2016 ha gestito il Movimento) né a Rousseau che in teoria è “solo” il fornitore di servizi per il partito. Ma chi in qualsiasi modo entra in relazione con queste due strutture entra per osmosi in contatto con il Movimento.
Le partnership note sono decine, tra le quali troviamo: Microsoft, Nexi (ex Cartasì), l’agenzia di marketing WebPerformance, MashFrog (consulenze IT). Quest’ultima nel 2016 acquisisce la società Miowelfare, la startup che insieme a Casaleggio Associati ha organizzato eventi dell’Associazione Gianroberto Casaleggio – l’entità che organizza SUM a Ivrea. Ovviamente decine di altri clienti rimangono riservati, così come non si conosce l’importo delle singole sponsorizzazioni ma che, secondo alcune indiscrezioni, variano da 5 a 30mila euro ciascuna.
I misteri della nascita di Rousseau e la rifondazione del M5S
Tutto questo cambia in modo improvviso e misterioso nel 2016. Il Fondatore dà vita, con il figlio, a Rousseau. Tutto avviene senza alcuna comunicazione, né in passato Gianroberto aveva mai accennato alla successione dinastica. Poi improvvisamente, anche se è malato da anni, quattro giorni prima di morire in un letto d’ospedale e in condizioni assai critiche fonda Rousseau e di fatto sceglie di lasciare al figlio Davide in eredità un partito.
L’anno dopo, il 2017, avviene la svolta, con due passaggi rimasti oscuri e mai indagati fino in fondo. Rousseau dimostra tutti i limiti tecnici: di sicurezza e nella gestione dei dati che finiscono in rete, compresa la password di Casaleggio, “davidavi”. Il garante della Privacy apre un’inchiesta alla fine della quale commina una pesante multa a Casaleggio.
Nel dicembre di quello stesso anno viene fondato per la terza volta il Movimento Cinque Stelle. Né annunci né squilli di tromba: è il primo caso per un partito. I rifondatori sono Casaleggio e Di Maio. Come per Rousseau, nessuno sapeva nulla. Gli statuti delle due entità si compenetrano: Di Maio è il capo politico, Casaleggio il numero uno di Rousseau che per sempre gestirà il Movimento.
Gli affari dei “francescani”
Chi ha rapporti d’affari con Casaleggio conquista una corsia preferenziale nel rapporto con il partito di maggioranza e con il governo?
Quando un imprenditore incontra un esponente del Movimento viene esplicitato il rapporto d’affari con il dominus del partito?
In queste due domande si annida l’evidente commistione tra politica e affari. Commistione che esiste da un decennio, cioè dalla fondazione, nel 2009. Chi entrava in contatto con Casaleggio sapeva di entrare in contatto con un partito. Un’incredibile contraddizione per un Movimento che ha scelto San Francesco come suo nume tutelare: francescani sì, ma con un occhio agli affari.
Ma torniamo alle due domande. Per la prima, la risposta è positiva.
È il caso di Deliveroo, la società che gestisce un’app per la consegna a domicilio di cibo pret à manger. Da anni i suoi rider, fattorini quasi sempre in bicicletta, portano avanti battaglie salariali che sono state prese in carico dal Movimento. Luigi Di Maio, appena nominato al Mise, promise mare e monti che nessuno dei rider però ha mai visto, tanto che lo scorso febbraio una loro delegazione irruppe nella sede di Casaleggio associati. «Che differenza c’è tra Rousseau e l’app di Glovo o di Deliveroo se poi nella pratica usano i dati per generare profitto al di sopra degli interessi di chi li produce?», aveva scritto Deliverance Milano sulla pagina Facebook.
I diritti e le tutele dei rider che il Movimento prometteva si sono scontrati con un dato di fatto: Deliveroo è cliente di Casaleggio, ne finanzia le attività di monitoraggio sull’e-commerce. Un corto-circuito che spiega perché i rider dopo le mille promesse del Movimento siano andati a bussare alla porta del “capo”, senza peraltro ottenere nulla: il decreto dignità tanto sbandierato li ha esclusi, come la bandiera grillina sul reddito minimo: per i fattorini il paradiso può (ancora) attendere. «Siamo di fronte a un palese conflitto di interessi che condiziona la libertà del Governo e del legislatore?», si è chiesto Luca Rizzo Nervo del Pd in un’interrogazione parlamentare.
E forse Deliveroo è un caso isolato?
Mi manda Casaleggio
«Lavoro ad un progetto con Davide Casaleggio». Così Gianfranco Grieci, imprenditore nel campo agro-alimentare, si presenta a un parlamentare del Movimento. L’incontro avvenuto alla fine del 2017 viene “sponsorizzato” da Pietro Dettori un socio di Rousseau ed ex-dipendente di Casaleggio Associati, oggi nello staff di Luigi Di Maio. In quel momento la parlamentare lavorava sul programma di governo e per questo le viene proposto l’incontro. Grieci è collaterale a Forza Italia. La parlamentare lo comunica allo staff di Casaleggio: «Ma è impegnato in politica, non con noi».
La risposta che riceve dal braccio destro di Casaleggio è chiara: «Non ce lo aveva detto, comunque mi sembra una cosa vecchia». Non era così, perché Grieci di lì a poco avrebbe organizzato nel corso della campagna elettorale 2018 iniziative con Forza Italia in Campania.
Il contatto, nonostante i dubbi della parlamentare, avviene: Grieci le racconta della sua attività e delle sue imprese, della filiera produttiva di cui si occupa. È presidente di Fagri, Filiera Agricola Italiana, un’associazione che rappresenta una rete di imprese del settore. Grieci racconta di «lavorare con Casaleggio» per un progetto di e-commerce. Non c’è nessun reato in questa scena. Che rivela però come chi entra nel sistema Casaleggio abbia automaticamente un passepartout nella sfera politica. D’altronde quale lobbista, quale imprenditore ha in mano un partito? Nessuno, tranne Casaleggio. Linkiesta ha contattato Grieci attraverso la sua associazione ma non è mai pervenuta una risposta.
Quante volte questa scena si è ripetuta? Quanti altri parlamentari del Movimento sono stati invitati a incontri con imprenditori e portatori di interessi su richiesta di Casaleggio e del suo staff?
L’interesse della Srl milanese alla filiera agro-alimentare non si esaurisce qui. Princes è un’azienda alimentare italiana di proprietà della multinazionale giapponese Mitsubishi. Il software aziendale di Princes, secondo fonti interne all’azienda, è stato prodotto da Casaleggio. Princes non ha mai risposto alle nostre domande.
Ad aver aperto questa strada è stato il rapporto sulla Blockchain, una nuova tecnologia digitale che al momento non ha ancora trovato una precisa applicazione. Tutti ne parlano, tutti ne immaginano svariate applicazioni – dal voto elettronico alle cripto-valute al controllo dei prodotti di ogni tipo – ma ancora l’uso non è stato codificato: è un po’ il “sarchiapone” del mondo digitale. Fagri, l’associazione di Grieci, nello stesso periodo in cui incontra la parlamentare del Movimento su richiesta del vertice di Rousseau inizia a occuparsi di blockchain e del suo utilizzo nella filiera agricola. Un caso non isolato.
La Coldiretti, per esempio, è interessata all’applicazione della blockchain nella filiera produttiva: il 24 ottobre 2018 invita al suo congresso di Cernobbio un socio di Casaleggio per discuterne. Nemmeno a dirlo: il Movimento è di casa alla Coldiretti e il Mise targato Di Maio ha investito sul “sarchiapone digitale” 45 milioni di euro. Nel febbraio 2019, Princes, cliente di Casaleggio, e Coldiretti, bacino di voti per il Movimento di Casaleggio, firmano un’intesa sul “pomodoro etico”. E annunciano che «sarà sviluppata una piattaforma digitale basata sulla tecnologia blockchain che, per la prima volta in Italia, verrà applicata a un prodotto trasformato industrialmente». Il facilitatore di questa intesa è il fondatore di un partito.
Sulla blockchain Casaleggio ha sviluppato un reticolo di relazioni e una volta che il suo braccio politico è arrivato al governo quel settore di interesse è stato finanziato con soldi pubblici: un lobbismo 3.0. L’agenda di Casaleggio Associati è diventata così agenda di governo.
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