Tre senatori del Movimento Cinquestelle hanno presentato un documento all’assemblea per chiedere, tra le altre cose, che la piattaforma Rousseau venga gestita dal M5s e non più da Davide Casaleggio. Non succederà, perché non conviene nemmeno ai parlamentari del M5s.
L’Associazione Rousseau è un ente privato fondato da e di proprietà di Davide Casaleggio. Ma pure il M5s – Associazione del 2017 – è stata fondata da Davide (e Di Maio). All’articolo 1 dello statuto del Partito si affida all’associazione Rousseau la gestione del medesimo. Bisognerebbe quindi anzitutto cambiare lo Statuto del m5s, con procedure che prevedono anche la consultazione sulla piattaforma Rousseau.
Ma facciamo un’ipotesi, cioè che questo avvenga. Un comitato di parlamentari viene messo a gestire il partito al posto di Rousseau. Le funzioni che svolge Casaleggio sono essenzialmente tre: 1) propaganda 2) tesoreria 3) processi democratici interni. Le tre cose si tengono: attraverso i soldi si amministrano gli strumenti di propaganda esterna e interna, comunicazione e selezione dei candidati.
Gli strumenti sono i più disparati. Canali social, newsletter, siti, blog ecc. Casaleggio amministra tutto questo da oltre dieci anni, ha selezionato e formato del personale. È lui, con Rousseau, che possiede il know how per amministrare il M5s.
Secca dirlo, ma Casaleggio è indispensabile al M5s più di quanto il M5s lo sia a Casaleggio, seppur non di molto. Inoltre ci sono molte più persone in attesa del proprio turno in Parlamento di quante abbiano voglia di combattere una battaglia impari contro l’Erede.
Anche perché Casaleggio potrebbe essere costretto a consegnare i dati sensibili degli iscritti, ma nulla più. La struttura, i software e – appunto – il know how sono di fatto proprietà privata. Roba sua. Bisognerebbe fare un esproprio proletario per sottrargli la piattaforma.
Casaleggio è l’unico possibile dominus del Movimento. La sua abilità, morto il padre, è stata quella di costruire l’architettura di statuti che lo rendessero tale. Ormai è tardi. Tutto questo finirà – forse – quando non riuscirà più a eleggere manco un consigliere comunale. Oppure se e quando si stabilirà che il modo in cui gestisce partito, influenze, soldi, relazioni, clienti della propria azienda è illegittimo. E anche in quel caso, del M5s non resterà nulla. C’è pure il precedente: l’Italia dei Valori di Di Pietro.
Anche quel partito era – di fatto – gestito da Casaleggio (Gianroberto). Tutto il know how sulla comunicazione, l’anagrafica, l’organizzazione di eventi era in Casaleggio Associati. Rescisso il contratto, Idv ha provato a far da sola e ha fallito. Spariti. Evaporati.
Quello che tutti dovremmo pretendere, almeno, è che Davide Casaleggio sia reso “accountable”, cioè che debba rendere conto di ogni singola scelta. Dal M5s non succederà. Tutti vogliono essere eletti o rieletti. Presto sarà chiaro che mettersi contro il capo non paga.
Chi si oppone dovrebbe finalmente lavorare a un’alternativa credibile, in grado di prosciugare il pozzo di denaro di Casaleggio, rendendo la gestione di Rousseau antieconomica.
Perché ci sarà sempre chi, tra gli oltre 100.000 iscritti al M5s/Rousseau, sarà disposto a pagare l’obolo a Casaleggio in cambio del seggio. E saranno persone sempre meno qualificate, quindi sempre più tendenti alla fedeltà.
Insomma, è bello sapere che i parlamentari M5s abbiano letto il libro che ho scritto con Nicola Biondo Il Sistema Casaleggio, ma purtroppo il loro tentativo di appropriarsi della macchina dell’Erede cadrà nel vuoto. Auguri a tutti.
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