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Ecco perché Salvini ha bisogno (eccome) di Forza Italia

«Ringrazio Berlusconi per la premura ma non abbiamo bisogno di garanti». Effettivamente, può una Lega in questo spolvero aver bisogno di un custode? Detto ciò, le parole pronunciate da Salvini assumono il valore politico e morale di uno schiaffo in pieno volto rivolto da un figlio al proprio padre. Per giunta, alla presenza di una sorella (Giorgia Meloni) forse ancora troppo acerba per capire la gravità dell’accaduto, ma pronta a schierarsi dalla parte del baldanzoso erede al trono, in particolare quando tratta determinati temi. «Rappresentiamo un terzo del popolo italiano – ha ricordato Matteo Salvini – un popolo che chiede sicurezza, tutela della bellezza, dell’ambiente. Penso che ci garantiamo da soli e l’Europa dalla Lega non deve aver nulla da temere, anzi».
La replica arriva nel pomeriggio, dopo che, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il Cav ha candidato Forza Italia come mediatore fondamentale per la Lega per evitare l’isolamento nella Ue. Una proposta contenuta, da seconda linea, che ha trovato – nonostante i modi morbidi del leader forzisti – il niet di colui grazie al quale la coalizione del centrodestra può ancora definirsi tale. È chiaro, infatti, quale sia al momento la locomotiva dell’alleanza, ora in termini numerici ora in termini di linea politica; come invece non è ancora del tutto limpido il ruolo che andrà a ricoprire FI (o quel che ne rimane).

Se l’emorragia di forzisti sembra aver trovato pace con la rinuncia (o rinvio) a strappare da parte di Mara Carfagna, il fazzoletto di rappresentanza destinato per accordi alle veci dei berluscones adesso sembra traballare: sfruttando l’infortunio del Cavaliere, Salvini ha colto l’occasione per bruciare i candidati delle prossime regionali in Calabria e Campania, ovvero Stefano Caldoro e i fratelli Occhiuto – Mario e Roberto, uno invischiato in alcune inchieste giudiziarie e l’altro considerato troppo vicino alla vicepresidente della Camera dei deputati. Un veto, che come lo schiaffo di cui sopra, stabilisce nuove gerarchie, cancellando storia e cultura dei due Diòscuri della destra italiana e portando in essere una delle prime leggi della politica: comanda chi ha più consensi. Il Carroccio, anche se con una flessione dello 0,6% nell’ultima settimana, vola ormai da mesi a quota fissa: il 33 per cento; dall’altra parte, invece, Forza Italia sguazza in un pantano che lo tiene ancorato al 6,6 per cento.

Sulla carta, non c’è storia. Ma attenzione: pensandoci bene, alla domanda retorica di inizio articolo si potrebbe rispondere tranquillamente sì. Sì, la monolitica Lega ha ancora bisogno di un custode, per la stessa legge per la quale i consensi contano più dei contenuti: in Italia non si può pensare di governare a lungo portando una voce critica in Europa e amministrando in senso sovranisista certi ceti fedeli a dogmi liberali e produttivi. Non sono deliri, quindi, quelli di Silvio Berlusconi, ma un salvagente lanciato in soccorso del suo alleato, in linea con l’ottica di un contratto riproposto sia a livello locale sia a livello nazionale. Il portamento civile che spesso manca nelle corde di Lega e Fratelli d’Italia è la scena plastica che, in prospettiva, può portare la coté berlusconiana più verso destra che verso proposte liberal come Italia Viva di Renzi. Tradotto: acqua in più al mulino del centrodestra leghista, ancora ignaro che la battaglia politica si fa non solo coi numeri, reali o presunti che siano.

Bisogna poi credere, come confermano alcune voci interne di peso, che lo scettro di Salvini regga anche per volere dei poteri forti leghisti e azzurri, di diversa sensibilità rispetto a quella del Capitano, al momento rimasti in sordina per dare adito alla contrazione delle preferenze popolari, ma da accordi e per convenienza pronti a dialogare con Forza Italia per la costruzione di un eventuale esecutivo. Perchè? Oltre al fatto che gli esperimenti di cordata non danno la Lega di compromessi, le alleanze ideali nei fatti si sono consumate solo a livello locale, distante da quello nazionale, dove una quota moderata e ammiccante ad ambienti imprenditoriali e intellettuali della destra può sempre far comodo.
Per quanto a pezzi, Forza Italia serve alla Lega come un etilometro da bar serve a un ubriacone: segnala che stai superando i limiti, ti ricorda di controlli e regole vigenti, porta consiglio nel caso di eccessive dosi di populismo. Certamente, il grande freno e la grande sfida perché ciò accada, sta nella vera anima che deciderà di vestire Forza Italia: quella della riformista e moderna di Mara Carfagna, o quella persa tra i fumi sovranisti (vedi voto Segre) di Silvio Berlusconi.

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/11/30/forza-italia-silvio-berlusconi-mara-carfagna-lega-salvini-meloni/44573/

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