Votare o non votare? Da un lato, c’è l’esercizio di un diritto/dovere del cittadino, chiamato a scegliere i suoi rappresentanti, in questo caso in Europa (e in alcuni Comuni anche quelli locali). Dall’altro il diritto, e forse anche dovere, del “weekendino” (cit. Milanese Imbruttito) al mare o in montagna (al lago no, “roba da giargiana”) dopo aver passato la setttimana “a fatturare”.
Le elezioni si tengono la domenica, per cui bisognerà, per forza, rinunciare a qualche ora del proprio tempo libero, tornare in città prima del solito e andare alle urne. Chi non lo fa rinuncia al diritto della scelta – senza però rinunciare mai al diritto alla lamentela per quello che succede dopo.
L’idea del Milanese Imbruttito, in questo video, è il sostituto elettorale: perché fare io quello che può fare, a pagamento, un’altra persona al mio posto? Basta un’app e via. Che smart, eh?
Ecco, come tutti sanno, non solo non è consentito dalla legge – ma è anche una cosa molto stupida. Il diritto di voto, in un contesto elettorale sempre e comunque imperfetto, è un diritto che non si può cedere a nessuno, e per fortuna. Già il cittadino cede la pratica della gestione della cosa comune al rappresentante, che appunto cerca di farsi eleggere. Cedere anche il voto è un po’ troppo.
Poi, si sa, votare è importante per la democrazia, ma non la riassume in sé. È, come tutti sanno, affare che va oltre al voto, che si radica in un concetto di partecipazione e responsabilità più ampio, che va seguito ogni giorno.