La caduta del muro di Berlino, la fine della guerra fredda. Per Emma Bonino sono anni di ricordi, «gli anni ottanta sono stati anni di grande attività per i dissidenti, abbiamo avuto i nostri martiri, abbiamo avuto Andrea Tamburi assassinato a Mosca. Abbiamo avuto una grande sfida da liberali e da democratici, sentivamo il bisogno e la necessità di superare questo muro e il regime comunista così come si era trsformato. Ricordo come Panella abbia proposto di realizzare un partito transnazionale, ricordo il Congresso di Budapest, all’orizzonte la previsione che pure quel blocco era minato sin dalle fondamenta. Non era così tutto meraviglioso quel che si prospettava: l’implosione della Jugoslavia, mentre ero in visita a Belgrado, segnale poi di altre vicende che avrebbero sconvolto quegli anni e quelli che sono seguiti». Eppure a trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, oggi ci sono altri muri. In Europa.
«Ricordo di essere andata a Berlino, subito dopo il concerto dei Pink FLoyd – dice il primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori – la caduta del muro che segnò la fine del comunismo, non ha rappresentato affatto la fine della Storia. Si è aperta una strada alle democrazie liberali con contraddizioni che oggi sono evidenti. La prospettiva del benessere, con la globalizzazione, non ha portato con sé felicità. Contraddizioni che come tutti sappiamo sono state il punto di forza per il diffondersi dei populismi. Dell’apertura di crepe in quelle democrazie liberali che avevano cominciato a farsi strada proprio a partire dalla fine della guerra fredda e dalla caduta del muro di Berlino. Non c’è stata quindi la fine della Storia, ma si è aperto un capitolo nuovo per la Storia».
«Oggi nella Ddr, la maggior parte della popolazione è convinta che l’annessione abbia funzionato. L’Afd però è anche un partito che oggi conta sul consenso delle nuove generazioni. Se dalla caduta del muro di Berlino abbiamo potuto iniziare a pensare a una Europa unita, la cronaca di questi giorni vede quella stessa Unione europea incapace di prendere delle decisioni», aggiunge Gori.
«L’Europa comunitaria fa la sua funzione, bene, quella che è in crisi è l’Europa dei Capi di Stato e di Governo, l’Europa dell’unanimità, bloccata dai veti incrociati». L’Europa è in questi termini un nano politico, secondo Emma Bonino di +Europa. «Ci siamo fermati alla moneta unica, ma si è inceppata la dinamica di coesione, con una governance sbilenca, contemporaneamente si è bloccata tutta la dinamica di integrazione politica dell’Europa. Insomma quel che si schiude davanti ai nostri occhi per Bonino è un’Europa zoppicante. Ma la questione è meglio aggiustare questa Europa come una nave in tempesta o affondarla?», si chiede Bonino che aggiunge: «pensiamo a cosa erano dopo la guerra Italia, Francia, Germania. Dobbiamo ringraziare l’Europa se oggi il Vecchio Continente è diventato il più ricco al mondo, non solo in termini di ricchezza, ma anche di speranza di vita. Ma oggi il vecchio Continente è di fatto una macchina obsoleta».
Ma sia Gori sia Bonino hanno riflettuto anche su quanto sta accadendo in Italia. Dossier caldi dall’Ilva ad Alitalia. E proprio sul lavoro, il 43 per cento della popolazione lavora, fa notare il primo cittadino di Bergamo, cittadini che godono di una condizione di agiatezza – l’Italia è uno dei Paesi con il tasso di risparmio più elevato soprattutto grazie alle vecchie generazioni – che ha potuto godere di una mancata redistribuzione della ricchezza. Ci siamo dimenticati di affrontare le crescenti disuguaglianze sociali alimentando così una concentrazione di ricchezza tale che oggi coinvolge solo alcune Regioni italiane, quelle che, nota Emma Bonino, votano Lega. Sia Gori sia Bonino concordano sul fatto che oggi il Paese è spaccato, diviso culturalmente e socialmente e fa difficoltà a cambiare. C’è una parte della classe dirigente che continua a diffondere la narrativa del cambiamento. Un cambiamento che – se è davvero interessata al bene comune – deve cercare in primis per se stessa.
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