Nella carta dei principi di Italia Viva riferimenti per contrastare il premier, vero competitor dell’ex segretario del Pd nel campo moderato
di Emilia Patta
Matteo Renzi (Ansa)
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«Poniamo l’essere umano al centro della nostra azione politica. Ci ispiriamo a un umanesimo integrale, fondato su rispetto, giustizia, bellezza quali valori universali. Combattiamo le diseguaglianze: nessuno deve rimanere solo di fronte alle sfide della vita e tutti devono poter sviluppare il loro potenziale umano, qualunque esso sia».
Spunta l’«umanesimo integrale»
Al secondo punto della Carta dei principi del nuovo partito di Matteo Renzi, Italia Viva, subito dopo la riaffermazione del principio della parità di genere («promuovere la parità e i diritti delle donne nel lavoro, nella vita sociale e nella partecipazione politica») appare l’ideale dell’umanesimo integrale. Un concetto non certo nuovo nel pantheon dei riferimenti ideali del renzismo, ma declinato in questo modo appare come una sfida diretta al vero “competitor” nel campo moderato di Renzi: Giuseppe Conte. Non è un mistero infatti che l’attuale premier ha fatto più di una volta negli ultimi mesi riferimento al “nuovo umanesimo” del filosofo Edgar Morin. Ed è proprio lui, Conte, il vero ostacolo politico per Renzi. Come rivelano i suoi, la decisione di lanciare Italia Viva prima del previsto, appena formatosi il governo giallo-rosso, è stata presa anche per togliere anticipatamente spazio a un eventuale (anche se fin qui sempre smentito) movimento politico ispirato da Conte.
Lavoro al centro, guardando al Pd
Pari opportunità e umanesimo integrale, ma al centro c’è anche il lavoro. Per non perdere il legame originario con il mondo della sinistra e perché la crescita – mantra del renzismo («vogliamo essere il partito della crescita e del progresso») – passa per forza di cose dalla creazione di nuovo lavoro: «Il lavoro, pubblico e privato, sia il perno fondamentale della nostra società, in quanto presupposto della realizzazione individuale e del benessere collettivo. Il lavoro va creato, tutelato e incentivato. A tal fine il rapporto con i copri sociali intermedi è indispensabile».
Serve più Europa, politica ed economica
C’è poi il rimando forte alla società aperta che accetta la sfida della globalizzazione senza chiudersi nella difesa e nel protezionismo come fanno i sovranisti e c’è naturalmente il rimando forte all’Europa: più integrazione politica ed economica come conditio sine qua non per vincere la sfida della globalizzazione. Quindi elezione diretta del presidente della Commissione Ue, liste transazionali, ma anche strumenti economici adeguati a livello europeo: «Dalla web tax europea a un vero bilancio della zona euro sotto il controllo parlamentare, riformando altresì il Patto di stabilità e crescita».
Il ritorno alla politica industriale per “Italia 2029”
Oltre alla Carta dei valori il documento fondativo di Italia Viva contiene anche delle linee programmatiche (“Destinazione Italia 2019”) che saranno implementate nei prossimi mesi. Tra le novità l’accento forte posto da Renzi sulla necessità di una nuova politica industriale che veda lo Stato in prima linea nella funzione di incentivo: «Per l’Italia del 2029 è una priorità vitale assumersi la responsabilità di scegliere settori e obiettivi strategici della politica industriale, avendo ben presente da un lato le nostre eccellenze storiche da difendere, aggiornare e sviluppare, dall’altro lato i settori al centro della rivoluzione tecnologica in atto in cui vanno investite risorse e capacità innovative, pena la perdita di competitività del nostro Paese e la dipendenza da altri».
Crescita dimensionale e internazionalizzazione delle imprese
Così come è necessaria una politica che aiuti la crescita dimensionale delle nostre aziende: «Va stimolata la crescita di nuove imprese con norme e incentivi fiscali che favoriscano seed e venture capital: aumento della defiscalizzazione per gli investimenti in startup e in innovazione di processo e prodotto, da parte sia di privati che di aziende, con la concessione di una deduzione fiscale delle eventuali perdite maturate su questa tipologia di investimenti che sono necessariamente ad altissimo rischio». E ancora: «Un’economia forte richiede anche una crescita della dimensione delle imprese, da favorire con norme coraggiose che non rendano più attraente il “piccolo” e con la diversificazione delle opzioni di finanza a disposizione del tessuto produttivo, in particolare delle Pmi (piccole e medie imprese). La crescita delle dimensioni è indispensabile anche per la promozione della internazionalizzazione delle nostre imprese, assieme allo sviluppo di iniziative di sistema e la promozione di consorzi di settore o di interesse che consentano alle piccole aziende e alle startup di superare i limiti imposti dalle ridotte dimensioni alla capacità di ricerca, innovazione, presenza sui mercati internazionali».
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