“I cocainomani vanno evitati. Ingenua la ragazza stuprata da Genovese”: il titolo di Libero parte dalla prima pagina, Vittorio Feltri commenta il caso dell’imprenditore che ha stuprato una 18enne. “Quanto alla povera Michela, mi domando: entrando nella camera da letto dell’abbiente ospite cosa pensava di andare a fare, a recitare il rosario?”. “Sarebbe stato meglio rimanere alla larga da costui (…). Concediamole attenuanti generiche, ai suoi genitori tiriamo le orecchie”, si legge tra l’altro. Alla vigilia del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che aggiorna i dati sui femminicidi, l’editoriale si porta dietro sdegno e polemiche.
Le parole di Feltri sono definite “vomitevoli e disgustose” dalla senatrice del Pd, Simona Malpezzi. “Questa è violenza di genere, è vittimizzazione secondaria, è sessismo”, aggiunge l’altra senatrice del Pd, Valeria Valente. “Disgustoso giustificare uno stupro. Non è libertà di stampa ma offesa a tutta la società”, fa eco la senatrice Laura Garavini, vicecapogruppo vicaria Italia Viva-Psi. “Fa profondamente orrore, i suoi pseudocommenti volgari, miserevoli, sessisti e violenti, che vellicano gli istinti più bassi dell’animo umano, producono gravissimi danni”, dice il deputato Alessandro Amitrano (M5s), “meriterebbe un’ondata di sdegno di un intero Paese”. Parole “incommentabili”, scrive la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova (Iv). “Il problema non è dove va una donna o come è vestita. Il problema non sono i genitori. Il problema sono i violenti e chi li difende. Il problema sono quelli come Feltri”, twitta la deputata LeU Rossella Muroni.
Feltri non è più nell’ordine dei giornalisti ma il presidente Carlo Verna ha ribadito che “anche se un giornalista è uscito dall’Ordine, ci sono però un direttore responsabile e dei giudici deontologici”. La giovane si è sentita ancora di più “stigmatizzata”. Osserva all’ANSA Nadia Somma attivista presso il Centro antiviolenza Demetra in Emilia Romagna, aderente all’associazione nazionale D.i.Re – donne in rete contro la violenza: “c’è una grande responsabilità sociale dei media nel raccontare la violenza. Bisogna essere chiari: se non c’è consenso è stupro, sempre, che sia in casa, fuori casa, a pagamento, con conoscenti o sconosciuti – sono il 3% -, punto. Tutto quello che con cinismo si aggiunge è una ulteriore inaudita violenza che va a colpevolizzare ancora di più le vittime. Quando si scrivono certe frasi, quando si usa un certo linguaggio bisogna essere consapevoli di quello che provoca. Alle persone che seguo con un percorso doloroso e lunghissimo raccomando sempre di non leggere i fatti relativi ai femminicidi perchè la loro reazione è di amplificarne le colpe che non hanno. E dunque attenzione: quello che ha scritto Feltri non è un’opinione ma è violenza e ne è responsabile”. Come cambiare un retaggio antico, così radicato? “Bisogna passare dalla pancia alla testa, anzichè far gorgogliare lo stomaco facendo uscire i peggiori sentimenti bisogna essere intelligenti e aumentare l’empatia per le vittime. E’ il primo grande passo e sta ai media, ai giornalisti compierlo”. Feltri riesce “a far schifo sempre di più, supera se stesso”, commenta all’ANSA Michela Murgia, che tra l’altro sette anni fa con Loredana Lipperini aveva scritto “L’ho uccisa perché l’amavo” Falso! (Laterza). “Le frasi di Feltri sono conseguenza della società patriarcale e maschilista: la donna è colpevole di qualcosa, di come si veste, di chi incontra, ecc dunque il maschio agisce di conseguenza, quella dell’autore della violenza è una reazione non un’azione.
Il mondo dell’informazione ha una enorme responsabilità, per cambiare davvero le cose bisogna essere chiari: questo si questo no. Il nuovo protocollo appena approvato alla Fnsi è un passo avanti”.
L’articolo “era perfetto” dichiara in serata Feltri, “non giustifico lo stupro ho detto che è stata un’ingenua, non una prostituta. Ingenua non è un’offesa. Io non ho detto che se l’è andata a cercare, ho detto che è stata ingenua ad accettare l’invito di questo soggetto che faceva festini di quel tipo – prosegue Feltri all’ANSA. Non fatemi dire cose che non ho scritto e non penso. Non voglio dare un’immagine negativa di nessuno, dico che questa ragazza non poteva non sapere cosa succede in quella casa, un mimino di prudenza doveva adottarla”. E a chi chiede l’intervento dell’Ordine, Feltri replica: “ma io mi sono dimesso dall’Ordine, non posso stare in gabbia. Io me ne fotto dei giornalisti, li disprezzo e se uno mi chiama giornalista lo querelo per diffamazione. Scrivo quello che voglio, se poi al direttore non piace, basta che non lo pubblichi. Io non ho pretese”.
Fonte Ansa.it